Il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno unico di inclusione (Adi) ha provocato una riduzione drastica della platea dei beneficiari: -40/47%, secondo l’VIII Rapporto Caritas di monitoraggio delle politiche contro la povertà presentato oggi a Roma all’Università Lumsa. Il nuovo sistema, introdotto nel 2024, ha ristretto l’accesso al sussidio a categorie specifiche (minori, disabili, over 67), escludendo molte famiglie vulnerabili. “A essere maggiormente penalizzati dalla riforma – si legge nel Rapporto – sono le famiglie in età da lavoro senza figli minori, i lavoratori poveri, gli stranieri e chi vive nel Centro-Nord”. “Alcune famiglie povere restano escluse, mentre altre, non necessariamente in difficoltà, ricevono comunque il sostegno”, denuncia Caritas italiana. Il Rapporto evidenzia come l’Adi non abbia migliorato l’efficacia della distribuzione delle risorse, aggravando la condizione di chi vive nel Centro-Nord, dei lavoratori poveri e delle famiglie senza figli minori. Inoltre l’Italia “è diventata l’unico Paese europeo senza una misura di reddito minimo rivolta a tutti i poveri in quanto tali e non solo ad alcune categorie, come le famiglie con figli o senza componenti occupabili”.