Giornata memoria e accoglienza: Ismu, dal 2014 hanno perso la vita quasi 33mila persone in naufragi nel Mediterraneo

In occasione della Giornata della memoria e dell’accoglienza che si celebra oggi, istituita per ricordare il naufragio al largo di Lampedusa del 2013 che costò la vita ad almeno 368 migranti, Fondazione Ismu fa presente che quest’anno, al 24 settembre 2025, data dell’ultimo incidente registrato, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom) sono 1.293 i migranti che hanno perso la vita o risultano dispersi nel Mediterraneo. Se si considera anche la rotta Atlantica che dall’Africa Occidentale porta alle isole Canarie spagnole (percorso migratorio intrapreso dai migranti in maniera sempre più consistente negli ultimi anni) dall’inizio dell’anno sono 1.646 i migranti morti o dispersi nel tentativo di raggiungere l’Europa mediterranea. In dieci anni e fino allo scorso 24 settembre 2025, il numero di morti e dispersi nelle rotte migratorie del Mediterraneo sfiora ormai le 33mila unità, e da allora ben sei naufragi hanno causato un numero di vittime stimato superiore a quello del 3 ottobre 2013. Il 78% di queste tragedie si è verificata nel Mediterraneo Centrale, soprattutto con partenza dalla Libia verso l’Italia. La rotta del Mediterraneo Centrale – si legge in una nota – “è la più pericolosa. Mentre il Mediterraneo centrale si conferma la tratta più pericolosa, negli ultimi anni sono tuttavia cresciuti in modo significativo gli arrivi via mare sulla rotta Atlantica dell’Africa occidentale in direzione delle Isole Canarie spagnole, con conseguente aumento dei naufragi. Complessivamente, i dati mostrano un aumento di morti e dispersi in questa rotta, in particolare nel 2024, quando sono stati 1.215, cioè un terzo delle vittime di tutte le rotte verso l’Europa. Nei primi mesi del 2025 tale viaggio si è rilevato tragico per 353 persone”. La Fondazione Ismu ricorda che, proprio di recente, l’Unhcr ha sottolineato che la protezione dei rifugiati e degli apolidi è “strettamente legata alla sicurezza in mare, dato che molte persone in cerca di protezione internazionale affrontano viaggi pericolosi verso l’Europa. Questi percorsi comportano gravi rischi: respingimenti, pratiche dissuasive dannose, sfruttamento da trafficanti e frequenti naufragi. Da qui – spiega Ismu – le raccomandazioni agli Stati di potenziare le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e lungo la rotta dall’Africa nord-occidentale, rafforzare la cooperazione internazionale e creare urgentemente vie legali e sicure di ingresso che sono misure essenziali per ridurre i viaggi irregolari e proteggere i diritti e la dignità delle persone in fuga”.

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