Salute digitale minori: lettera aperta a premier Meloni, “è l’ora dell’educazione e delle regole”

“Dialogando in tutta Italia con un grandissimo numero di genitori, insegnanti e figure educative, negli incontri che a ritmo crescente ci viene chiesto di animare, osserviamo che sono in aumento le famiglie, le scuole, le società sportive, le associazioni socio-culturali, gli oratori e anche le amministrazioni locali che hanno deciso di non stare più a guardare ma che responsabilmente e in modo coeso decidono di agire con vere e proprie alleanze educative dal basso, anche stipulando ‘patti digitali di comunità’ per accordarsi su alcune semplici regole d’uso della tecnologia e dei social e impegnarsi per rispettarle insieme”. Lo scrivono la rete dei Patti digitali, il Forum nazionale delle associazioni familiari e i 105.000 firmatari della petizione Novara-Pellai, in una lettera aperta al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
“È proprio da queste reti che ci giunge molto chiara una richiesta alla politica perché si arrivi a una legge che introduca una esplicita indicazione di ‘maggiore età digitale’. Questo chiarirebbe alle famiglie e alle altre agenzie educative quale gradualità è opportuna per le diverse esperienze digitali. Toglierebbe forza a quella pressione sociale per cui – anche se alcuni usi precoci sono chiaramente percepiti come dannosi – non si può evitarli perché i figli rimarrebbero esclusi. Occorre inoltre promuovere – anche con ampie campagne di comunicazione su scala nazionale – l’educazione all’uso consapevole del digitale per tutte le età, in particolare formando chi a vario titolo lavora con l’infanzia (educatori, insegnanti, pediatri, dirigenti scolastici)”, chiariscono i firmatari della lettera aperta.
Infine, “questa norma aiuterebbe a promuovere delle e-policy anche nelle scuole, in particolare per ciò che riguarda la pratica di assegnare compiti online a casa già dalla scuola primaria e secondaria di I grado, pratica che mette in difficoltà le famiglie delle nostre reti costringendo a scegliere tra connessione permanente dei bambini (se li si lascia soli davanti agli schermi) e ridotto sviluppo della loro autonomia (se si decide di intermediare tutto)”. Secondo i firmatari della lettera al presidente del Consiglio, “le convergenti proposte Madia (Camera) e Mennuni (Senato) sono un esempio bipartisan di sforzo in questa direzione, e da qui chiediamo di partire per portare a casa nei tempi più brevi possibili un risultato che possa supportare gli sforzi di molte famiglie che provano, pur controcorrente, a costruire una gradualità digitale coerente con le fasi di sviluppo dei loro figli”.
La rete dei Patti digitali, il Forum nazionale delle associazioni familiari e i 105.000 firmatari della petizione Novara-Pellai concludono: “Se è vero che anzitutto le famiglie hanno grandi responsabilità nel favorire un uso sano della tecnologia al loro interno, è però innegabile che occorre un profondo cambiamento culturale, che metta al centro la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. I tempi sono maturi per questo cambiamento, ne siamo testimoni. E siamo convinti che un intervento legislativo avrebbe il merito ora di renderlo davvero possibile. Per il bene dei nostri figli”.

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