“Si avvicina ‘l’estate fredda dei morti’ (cfr Novembre, Giovanni Pascoli), il mese di Novembre, e come Chiesa siamo invitati a meditare su questa realtà e sul grande mistero, illuminato solo dalla fede pasquale del Cristo Risorto”. Lo scrive mons. Giuseppe Giudice, vescovo di Nocera Inferiore-Sarno, in un messaggio per la Commemorazione dei defunti, che ricorre il 2 novembre.
In questa occasione il presule invita a rileggere con attenzione il Cantico delle creature di San Francesco di Assisi. “Ci prepariamo a celebrare l’ottavo centenario (1226) di questo testo poetico, primo della letteratura italiana, che coincide con l’anno della morte del Santo. San Francesco scrive o detta il testo in un momento di grande difficoltà fisica e spirituale, e alla vigilia della sua morte. Il Cantico non è scritto a tavolino, in un tempo di salute, forza ed esuberanza, ma nel momento fragile della malattia. E proprio questo fatto è sorprendente, cioè che San Francesco canta la bellezza del creato e delle creature, la lode al Creatore, nel tempo della sofferenza, quando nulla inviterebbe alla riconoscenza, alla gratitudine e alla lode. Il Cantico è per questo motivo un inno pasquale elevato nei giorni del venerdì santo, che prelude alla Risurrezione”, spiega mons. Giudice.
“Ogni creatura, per lui che ha combattuto per essere una creatura pacificata e riconciliata, è fratello e sorella; non estraneo, non nemico, non distante, non concorrente, ma semplicemente e con letizia ognuno è fratello e sorella – aggiunge il vescovo -. Ed è in questa scoperta, fortemente cristologica, la fonte della pace e il ripudio di ogni guerra. Ed anche, e direi soprattutto, per sorella morte, dalla quale nessun uomo vivente può scappare, egli loda il Signore”.
Mons. Giudice osserva: “È un cammino non scontato, non semplice e non facile, ma è il cammino di chi si fa piccolo, minimo, per poter entrare nel Regno. E noi, pellegrini di speranza, vogliamo tentare di camminare con San Francesco cercando di balbettare la parola sorella anche per la morte”.
“In questo cammino, di conversione e riconciliazione – con conclude il presule -, ci sorregga la luminosa testimonianza di San Francesco, e ci aiutino i nostri defunti che già hanno attraversato quella porta stretta che conduce al cielo, e là, ne siamo certi, essi ci attendono”.