Rio de Janeiro è stata teatro, ieri, di una vasta e violenta operazione di polizia contro il narcotraffico, in particolare contro il cartello Comando Vermelho, uno dei due maggiori del Brasile. Il blitz, che ha suscitato vasta eco in tutto il mondo, è stato descritto come l’operazione di polizia più letale nella storia di Rio, portata avanti anche con droni, ha coinvolto circa 2.500 agenti nelle favelas della zona nord, in particolare nei Complessi di Penha e Alemão, provocando la morte di 64 persone, tra cui 60 presunti criminali e 4 agenti di polizia. La città è rimasta paralizzata, con scuole e università chiuse, trasporti nel caos e blocchi stradali, con autobus usati come barricate e incendiati in rappresaglia da parte del Comando Vermelho.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha chiesto un’indagine sull’accaduto. A pronunciarsi, con un comunicato, è anche l’arcivescovo di Rio de Janeiro, il card. Orani João Tempesta. “Oggi – scrive l’arcivescovo – viviamo un giorno molto difficile a Rio de Janeiro. Con profondo rammarico, accompagniamo i tragici avvenimenti di questo giorno, in cui tante vite sono state spezzate. La violenza e la paura hanno ferito il cuore della nostra città e tolto la pace a molte case. Di fronte a questa dolorosa realtà, come pastore di questa Chiesa, non posso non esprimere il mio dolore per tanta sofferenza e riaffermare che la vita e la dignità umana sono valori assoluti. La vita umana è un dono sacro di Dio e deve essere sempre difesa e preservata. Voglio innalzare le mie preghiere e la mia profonda solidarietà alle famiglie che piangono la perdita dei loro cari”.
Prosegue il porporato: “Siamo chiamati, come discepoli di Cristo, ad essere costruttori di pace, a superare l’odio, la vendetta e l’indifferenza che corrodono il tessuto sociale. È urgente che uniamo le nostre forze per la riconciliazione, per il rispetto reciproco e, soprattutto, per la protezione della vita, per la promozione della giustizia e per la costruzione di una società pacifica, che promuova la dignità di ogni persona, specialmente dei più poveri e vulnerabili. Anche di fronte al caos, credo fermamente che l’amore e il bene siano più forti di qualsiasi violenza. Chiedo a ciascuno di essere strumento di questa pace. Non possiamo alimentare l’odio, né rispondere con indifferenza. Rio de Janeiro è nata con la vocazione alla gioia e all’accoglienza. Che, con fede e perseveranza, possiamo restituire alla nostra città lo splendore della pace e la forza della fraternità”.