Ha avuto un ampio riscontro di presenze il convegno su lavoro e immigrazione promosso dalla diocesi di Prato e svoltosi ieri al circolo Acli “Giorgio La Pira” della città toscana. E’ stato il primo di cinque appuntamenti che la Pastorale sociale della diocesi di Prato ha proposto alla città per condividere insieme analisi, idee e proposte con l’obiettivo di creare una nuova cultura del lavoro. La volontà del vescovo, mons. Giovanni Nerbini, e della Chiesa pratese è quella di dare una risposta unitaria e concreta dopo gli episodi di sfruttamento nei confronti degli operai stranieri nel distretto tessile, sul versante della dignità del lavoro, mentre il tragico incidente avvenuto allo stabilimento Eni di Calenzano ha messo “ancora una volta in luce il bisogno di lavorare sul tema della sicurezza”. All’iniziativa erano presenti laici impegnati nell’associazionismo cattolico, cittadini, rappresentanti delle istituzioni e sindacalisti. Durante l’incontro – spiega una nota della diocesi diffusa oggi, si è seguito il modello di confronto sperimentato alla Settimana sociale di Trieste, con l’assemblea suddivisa in dieci piccoli gruppi di lavoro. Quanto emerso dalle discussioni è stato portato all’attenzione di tutti da un portavoce. Tratto comune è stata la considerazione che “l’immigrazione è certamente preziosa”, perché “multiculturalità e natalità” stanno contribuendo a far crescere in positivo la città di Prato. Allo stesso tempo questa presenza straniera ha portato con sé “criticità” che la comunità pratese non è riuscita a cogliere, “l’atteggiamento – è stato sottolineato – è stato quello di intendere la realtà cinese, non solo quella imprenditoriale, come altro rispetto alla città e al suo distretto. Invece non è un mondo a parte”. Favorire nuovi processi di integrazione e inclusione è considerato un obiettivo necessario e comune – spiega la diocesi – ma per ottenere questo risultato occorre “rafforzare gli interventi sulla legalità”, coinvolgendo direttamente gli imprenditori cinesi. I presenti hanno convenuto che i lavoratori stranieri devono essere intesi per prima cosa come “lavoratori” e non essere qualificati in prima istanza come “stranieri”, perché la loro condizione “coinvolge tutti noi”. Tra le proposte, quella di trovare nuove strade per l’integrazione linguistica, a partire dalla scuola, che possa permettere ai lavoratori di “sapere” e “conoscere i propri diritti”. “Siamo certamente soddisfatti per la partecipazione”, di Fulvio Barni, direttore dell’ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro: “abbiamo cercato di parlare insieme, di capire, di trovare punti comuni di impegno, ognuno nel proprio ambito. Crediamo che questa possa essere la strada giusta da percorrere per imprimere un cambiamento positivo in città sul tema del lavoro”. Gli altri appuntamenti proposti dalla pastorale sociale della diocesi di Prato sono previsti martedì 14 gennaio al circolo Acli Achille Grandi di Chiesanuova sul tema “lavoro e cura”; il 21 gennaio in San Domenico l’argomento è “lavoro e pace”; martedì 28 gennaio «lavoro e ambiente” al circolo Mcl di Vergaio. L’ultima serata, martedì 4 febbraio, è dedicata a “lavoro e giovani” al circolo Mcl di Cafaggio.