“L’Anno Santo ci chiede di farci testimoni comunicatori di speranza. Diventi il Giubileo occasione di conversione e rinnovamento spirituale per abitare davvero la speranza. Facciamolo con cuore, passione e professionalità”. Lo ha affermato don Francesco Poli, assistente ecclesiastico del Movimento cristiano lavoratori (Mcl), nella riflessione spirituale che ha aperto l’assemblea elettiva del Comitato dei presidenti e delegati del Coordinamento delle associazioni per la comunicazione (Copercom).
Augurando che “il Giubileo possa essere un’esperienza spirituale e non soltanto turistica”, il sacerdote ha sottolineato che “tra i 35 milioni di pellegrini che verranno a Roma c’è Dio Padre, che è il primo pellegrino di speranza, da sempre in cammino”. “Per non essere un’illusione, la speranza deve compiersi”, ha “continuato”. Per questo, ha osservato, “la speranza dev’essere il nostro sì, la nostra decisione libera di aderire al progetto del Padre”. Ed è un sì che va detto “personalmente, perché dà concretezza alla speranza”. Don Poli ha poi evidenziato come “una speranza generativa nasce dalla capacità di alimentare il desiderio”. “Oggi – ha osservato – siamo portati a soddisfare i bisogni ma poco a desiderare”. Invece “dobbiamo essere capaci di cogliere che ci manca qualcosa”, quella “nostalgia di Colui che si è fatto pellegrino di speranza”. E così “la speranza porta frutto”. Il sacerdote ha rilevato come “siamo chiamati a far crescere la speranza” attraverso “la fraternità che alimenta la fiducia”, considerato che “più si è connessi e interdipendenti più cresce la fiducia”. Ma – ha proseguito – “la speranza è anche capacità di attendere” e la “pazienza è un modo in cui la speranza fiorisce”. Per questo serva la “capacità di accorgerci che siamo in un mondo complesso, senza risposte immediate e pronte, prese solo da qualcuno magari contro gli altri”. È necessario, invece, un “atteggiamento umile, come Maria” impegnandosi a “volere il bene di tutti e costruirlo insieme”.