“Coordinare e aprire percorsi di riflessione sono i due binari con i quali riusciamo ad operare maggiormente la tessitura comunitaria, a far riappartenere anche il nostro impegno nel mondo della comunicazione e dell’informazione”. Lo ha affermato Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei, intervenendo all’assemblea elettiva del Comitato dei presidenti e delegati del Coordinamento delle associazioni per la comunicazione.
Dopo aver espresso il “ringraziamento a Stefano Di Battista per il lavoro di questi anni, iniziato in un momento di sfilacciamento che ha richiesto un grandissima opera per rimettere insieme i vari tasselli”, Corrado ha condiviso alcuni spunti per “recuperare il senso del Copercom” che “è e deve continuare ad essere un coordinamento”. Innanzitutto va recuperato il “senso di appartenenza”, considerato che “l’idea di fondo quando nacque il Copercom era mettere in comune le diverse realtà”. Il coordinamento “può aprire una riflessione sul senso di appartenenza”. “Considerato il senso di sfiducia sta colpendo le diverse realtà”, al Copercom “spetta il compito di agire con progettualità”. Serve avere “attenzione alla responsabilità”. “Lo sviluppo non solo tecnologico ma anche antropologico è un progredire continuo. Questo – ha spiegato – richiede un grande senso di responsabilità, di ogni singola realtà che dev’essere presente, agire, non essere passiva”. “Una responsabilità – ha ammonito – da trasmettere all’intero corpo associativo”. “Il recupero del senso di responsabilità – ha proseguito – induce a vivere la comunicazione secondo le vere dinamiche, quelle relazionale”. “Siamo chiamati ad essere attori e protagonisti, tessitori di relazioni”. Corrado ha poi insistito sull’importanza di “puntare sulla formazione, di cui abbiamo molto bisogno”. E ha auspicato che di questo ci sia “un’eco molto forte nelle realtà di appartenenza. Ogni associazione deve sentirsi impegnata ad aprire al proprio interno percorsi di formazione”. “Nulla va lasciato al caso, e niente deve rimanere intentato”, ha sottolineato, prima di concludere con un passaggio sul “senso di comunità”. “Non possiamo fare comunicazione al pari del marketing, il nostro fine è l’annuncio, l’evangelizzazione. Attraverso la nostra testimonianza dobbiamo riuscire a rafforzare i legami comunitari”. “Anche il Copercom può aiutare in questo senso, se ognuno ci crede”.