“Sostenere e promuovere le cure palliative è assolutamente necessario, ma occorre anche una comprensione effettiva e corretta di che cosa siano. C’è un’ignoranza incredibile su questi temi, ma questa prospettiva ridona un senso più profondo alla medicina ordinaria che sembra averlo perso. Valorizzare la palliazione è una porta che aiuta tutta la medicina a ricomprendersi e a prendersi tutti cura del malato, per tutti i giorni fino alla fine”. A dirlo è stato mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, nel convegno “Vivere sempre la propria vita”, svoltosi nel pomeriggio di ieri presso l’aula magna dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, per la presentazione del saggio, “Piccolo lessico del fine-vita” proposto a cura della Pontificia Accademia.
Su un’ulteriore ignoranza enorme, come l’ha definita, si è soffermato ancora mons. Paglia. “Certamente vi è quella sul fine vita, ma soprattutto sul fine della vita di cui non si parla mai, ossia sulla domanda di senso che pongono i malati e, infatti, a questo è dedicato ultimo capitolo del Lessico”. “Di fronte alle polemiche sorte sulle questioni legislative, ho pensato che fosse giusto spiegare almeno i termini di ciò di cui si sta parlando. Io sono molto favorevole che un dibattito sul fine vita esca dalle aule parlamentari e dagli ospedali, arrivando nella società. Questo ‘Abc’ è per rendere consapevoli tutti, credenti e non, e perché il dibattito sia il più largo possibile: se si deve fare una legge, che si possa basare su un consenso il più ampio possibile. Non è un tema che può essere lasciato solo ai partiti o alle ideologie. Un conto è dare la morte e un altro ostinarsi a non permetterne il cammino con un accanimento terapeutico. Mi auguro che al di là della legge, di quella che verrà – ha concluso il presule -, vi sia sempre un’alleanza terapeutica. La legge può aiutare, ma dobbiamo capire, e soprattutto sottolineare, il primo lemma di questo Lessico che tutti li riassume, ossia ‘accogliere’ che è il punto fondamentale”.