Vocazioni e università: Diaco (Cei), “il coraggio di presentare un umanesimo integrale e trascendente” e di “rischiare per essere fecondi”

Foto SIR

“La bellezza dell’esperienza che abbiamo fatto insieme, pastorale delle vocazioni e pastorale universitaria, è una vocazione anch’essa: una chiamata a lavorare insieme che vuol dire conoscersi, stare insieme gomito a gomito, scambiarsi esperienze, pensieri, vissuti e poi, certamente, anche agire”. Così Ernesto Diaco, direttore Ufficio nazionale Cei per l’educazione, la scuola e l’università, nelle sue conclusioni del convegno nazionale vocazioni e università 2024, promosso dal 3 al 5 gennaio a Roma dagli Uffici Cei per la pastorale delle vocazioni e per l’educazione, la scuola e l’università. Questo stile lavoro insieme “è importante sia condiviso anche nelle diocesi e in tutte le realtà pastorali locali, comprese parrocchie e cappellanie universitarie, in cui viviamo quotidianamente”, afferma.
Nel richiamare quindi il discorso del Papa, lo scorso novembre, alla pastorale universitaria in occasione del seminario promosso dal Dicastero per la cultura e l’educazione proprio su questa pastorale, Diaco rilancia le tre consegne affidate da Francesco ai cappellani: apprezzare le differenze, accompagnare con cura, agire con coraggio. Tre espressioni che, secondo il direttore dell’Ufficio Cei, “riassumono bene l’esperienza che abbiamo fatto e quello che ci siamo ci siamo detti in questi tre giorni”. Con riferimento alla prima giornata, “apprezzare le differenze ci invita a cogliere l’inedito che palpita nella cultura di oggi e che non cogliamo se non sappiamo cercare qualcosa di diverso in noi stessi”. Accompagnare con cura: “Con i lavori di ieri abbiamo vissuto una grande scuola di relazioni fra di noi e anche con gli altri”. Diaco infine “legge” nella giornata di oggi quell’”agire con coraggio” richiamato dal Papa. “Nella realtà del postumano – riconosce – ci vuole coraggio a presentare una prospettiva diversa, la prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente” che dia “valore alla vulnerabilità e significato alla sofferenza”. Per Diaco, agire con coraggio “nei nostri luoghi di studio e di lavoro pastorale significa presentare questa visione dell’uomo”. “Quando si accompagnano i giovani con la vicinanza e quando si prega per loro – assicura – fioriscono delle meraviglie”, ma occorre rischiare. “Il peggio per un educatore è non rischiare, ma quando non si rischia non c’è fecondità. Allora – l’esortazione conclusiva – andiamo a rischiare per essere fecondi”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori