Nagorno-Karabakh: Mukhtarov (ambasciatore Azerbaigian presso la Santa Sede) al Sir, “anche noi auspichiamo ritorno di tutti i rifugiati alle proprie case e una nuova era di pace”

“Ribadiamo il nostro totale accordo con le parole del Pontefice, l’auspicio che tutti i rifugiati e profughi tornino alle proprie case e che per il Caucaso meridionale si apra una nuova era di pace e convivenza”. E’ quanto assicura Ilgar Mukhtarov, ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian presso la Santa Sede, a seguito di un articolo pubblicato nei giorni scorsi dal Sir sulla tragedia in Nagorno Karabakh e sul “dolore un popolo senza terra e sotto assedio di cui nessuno più parla”, che sono stati al centro di un incontro organizzato a Roma dall’Associazione Iscom della Pontificia Università della Santa Croce. Riguardo alle migliaia di persone fuggite dal Nagorno, l’ambasciatore tiene a precisare che “la decisione di trasferirsi in Armenia e in altri paesi è stata espressione della volontà dei residenti armeni stessi” e che “la responsabilità del fatto che abbiano lasciato i territori dell’Azerbaigian è dell’Armenia e del regime separatista che era da essa controllato”. E aggiunge: “I residenti del Garabagh possono fare ritorno in qualsiasi momento, e per il loro reintegro il mio Paese ha predisposto un piano che spazia dalla tutela economico amministrativa, a quella sociale, culturale e religiosa. Altrettanto attivo è il processo di acquisizione della cittadinanza azerbaigiana per i residenti del Garabagh di origine armena”. Nella nota, l’ambasciatore chiede di non dimenticare il “milione di profughi e rifugiati azerbaigiani, costretti a fuggire dalle proprie case, a seguito dell’occupazione trentennale da parte delle forze armate dell’Armenia dei territori azerbaigiani e che per tre decenni non hanno potuto mai far ritorno, neppure per visitare le tombe dei propri familiari, nonostante le quattro risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (822, 853, 874, 884), che chiedevano il ritiro di tali forze armate”. Altra precisazione riguarda la cattedrale della città di Shusha dove – sottolinea l’ambasciatore – “il 98% dei suoi abitanti sono sempre stati azerbaigiani”. Per questo motivo “il Presidente Ilham Aliyev ha firmato un Ordine con il quale, dopo la guerra dei 44 giorni e la sua liberazione, l’ha proclamata capitale culturale dell’Azerbaigian. Si prevede il ripristino dell’aspetto storico della città di Shusha, il suo ritorno all’antico splendore e alla tradizionale piena vita culturale, nonché la promozione internazionale della sua ricca cultura, dell’architettura e dell’urbanistica azerbaigiana”. L’ambasciatore aggiunge: “Come tutti gli altri nostri monumenti storici e culturali, la cattedrale di Shusha dovrebbe essere restaurata secondo il suo aspetto artistico ed estetico originale, sulla base di documenti storici e materiali d’archivio. Si garantisce inoltre che sul progetto di restauro vengano consultati anche esperti stranieri con una vasta esperienza nel settore pertinente e a conoscenza degli standard internazionali di restauro accettati dall’Unesco”.

 

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