Guatemala: presidente Arevalo ha giurato, “mai più autoritarismo né violenza”. Card. Ramazzini ai cittadini in piazza, “gli storici parleranno di voi”

(Foto ANSA/SIR)

Alla fine ce l’ha fatta. Quando in Guatemala era già scoccata la mezzanotte, Bernardo Arévalo ha giurato come nuovo presidente del Guatemala, al termine di una giornata lunghissima e carica di tensioni. Non sono bastati i quasi 5 mesi trascorsi dalla sua elezione per dirimere tutte le questioni giudiziarie e procedurali, spesso strumentali, con le quali il tradizionale establishment ha cercato di sbarrare la strada al presidente legittimamente eletto, come hanno denunciato tutti gli organismi internazionali, lo stesso Dipartimento di Stato americano e, in più occasioni, la Conferenza episcopale del Guatemala (Ceg). Ieri, mentre molti manifestanti si radunavano all’esterno dei palazzi del potere, la disputa ha riguardato, soprattutto, l’assetto del nuovo Parlamento, dopo che una sentenza giudiziaria aveva inabilitato il gruppo del presidente eletto Semilla a fare parte del Parlamento (i singoli deputati sarebbero stati considerati come indipendenti). Ciò ha provocato tensioni e una lunga trattativa, al termine della quale il partito Semilla è stato reintegrato come parte del Parlamento, mentre la Corte costituzionale, riunita d’urgenza, aveva chiesto al Parlamento di procedere con il proprio insediamento e con il giuramento del presidente. A Città del Guatemala erano presenti numerosi capi di Stato e rappresentanti di organismi internazionali, tra cui Joseph Borrell per l’Unione europea. “Il sostegno internazionale ha contribuito a sostenere la democrazia – ha detto il nuovo presidente nel suo discorso –. Negli ultimi mesi abbiamo affrontato tensioni complesse che hanno fatto credere che fossimo destinati a un ritorno autoritario. Mai più autoritarismo, mai più violenza o arbitrio per mantenere programmi particolari. Mai più le istituzioni si piegheranno alla corruzione e all’impunità”.
Durante la giornata, il cardinale Alvaro Ramazzini, vescovo di Huehuetenango, ha celebrato una messa all’esterno, evidenziando nell’omelia il ruolo importante dei cittadini, che negli ultimi mesi hanno difeso la democrazia: “avete dato un esempio di solidarietà, spero che in futuro gli storici sottolineino quello che avete fatto”. Facendo riferimento alla lettura di san Paolo (“il corpo è tempio dello Spirito Santo”), ha affermato che proprio per questo ogni uomo la sua dignità e vanno difesi i diritti umani di ciascuno.

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