Nicaragua: un anno fa l’arresto di mons. Álvarez. Onu e Cidh chiedono la sua liberazione immediata e condannano “le persecuzioni contro la Chiesa cattolica”

(Foto: diocesi di Matagalpa)

“Dopo cinque anni di sistematiche violazioni dei diritti umani, chiediamo al governo del Nicaragua di astenersi dall’intraprendere ulteriori azioni contro la libertà religiosa e di adempiere ai suoi obblighi internazionali, rilasciando immediatamente monsignor Rolando Álvarez e tutte le altre persone arbitrariamente private della loro libertà”. Lo chiedono, attraverso un comunicato ufficiale, la Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) e l’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani per l’America centrale e i Caraibi anglofoni (Ohchr, l’acronimo in spagnolo), a un anno dalla detenzione arbitraria di monsignor Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa (Nicaragua). Nella nota si condannano “le continue violazioni dei suoi diritti umani, come la mancanza di accesso alle cure mediche e ai farmaci essenziali, la detenzione in isolamento da quando si trova nel sistema carcerario di La Modelo e la limitazione delle visite dei suoi familiari” (l’unica e ultima visita documentata risale al 25 marzo scorso). Il vescovo venne privato della libertà il 19 agosto 2022. Risale allo scorso 10 febbraio la condanna, senza processo, a 26 anni di carcere, dopo che mons. Álvarez si era rifiutato di essere deportato negli Stati Uniti. Nella stessa data, è detenuto nel carcere di La Modelo.
“Questi atti – sostengono le due organizzazioni – sono contrari agli obblighi internazionali in materia di diritti umani assunti dal Nicaragua con la ratifica della Convenzione americana sui diritti umani e del Patto internazionale sui diritti civili e politici, in particolare per quanto riguarda la garanzia dei diritti al giusto processo, alla libertà e all’integrità personale”.
Dal 2022, sia la Cidh che l’Ohchr “hanno documentato l’aumento delle persecuzioni contro la Chiesa cattolica in Nicaragua attraverso la detenzione arbitraria, l’incarcerazione e l’espulsione dal Paese di sacerdoti e suore senza garantire un giusto processo, nonché l’espropriazione delle loro proprietà senza il diritto a rimedi amministrativi o giudiziari, in violazione degli standard internazionali che proteggono la libertà religiosa e la non discriminazione sulla base della religione”. I due organismi internazionali citano esplicitamente il caso più recente, che riguarda l’espropriazione dell’Università Centroamericana (Uca), gestita dai gesuiti, gesto “che colpisce il diritto all’istruzione, la libertà accademica, la libertà di espressione e il diritto al lavoro di innumerevoli nicaraguensi”.

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