Papa a Budapest: “fare memoria del passato per costruire un futuro diverso”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Fare memoria del passato”, per “costruire un futuro diverso”. È la ricetta del Papa, nel suo primo discorso a Budapest, rivolto ai rappresentanti del Consiglio ecumenico delle Chiese e di alcune comunità ebraiche ungheresi. Nel passato, ha spiegato Francesco, “troveremo sofferenze e oscurità, incomprensioni e persecuzioni ma, andando alle radici, scopriremo un patrimonio spirituale comune più grande. È questo il tesoro che ci permette di costruire insieme un avvenire diverso”. Come esempio, il Papa ha citato “un grande poeta di questo Paese, Miklós Radnóti, la cui brillante carriera fu spezzata dall’odio accecato di chi, solo perché era di origini ebraiche, prima gli impedì di insegnare e poi lo sottrasse alla famiglia”. “Rinchiuso in un campo di concentramento, nell’abisso più oscuro e depravato dell’umanità, continuò a scrivere poesie, fino alla morte”, ha raccontato il Papa: “Il suo Taccuino di Bor è l’unica raccolta poetica sopravvissuta alla Shoah: testimonia la forza di credere al calore dell’amore nel gelo del lager e di illuminare il buio dell’odio con la luce della fede”. “Le nostre voci non possono che farsi eco di quella Parola che il Cielo ci ha donato, eco di speranza e di pace”, il commento di Francesco: E se anche non veniamo ascoltati o siamo incompresi, non smentiamo mai con i fatti la Rivelazione di cui siamo testimoni”. “Alla fine, nella solitudine desolata del campo di concentramento, mentre si rendeva conto che la vita stava appassendo, Radnóti scrisse: ‘Sono anch’io una radice adesso… Ero fiore, sono diventato radice’, l’altra citazione del Papa: “Anche noi siamo chiamati a diventare radici. Spesso cerchiamo i frutti, i risultati, l’affermazione. Ma Colui che fa fruttare la sua Parola in terra con la stessa dolcezza della pioggia che fa germogliare il campo, ci ricorda che i nostri cammini di fede sono semi: semi che si trasformano in radici sotterranee, radici che alimentano la memoria e fanno germogliare l’avvenire. È questo che il Dio dei nostri padri ci chiede, perché – come scriveva un altro poeta – ‘Dio aspetta da un’altra parte, aspetta proprio al fondo di tutto. Giù. Dove ci sono le radici’”, ha spiegato Francesco citato Rainer Maria Rilke. “Si giunge in alto solo se radicati in profondità”, la lezione da raccogliere: “Radicati nell’ascolto dell’Altissimo e degli altri aiuteremo i nostri contemporanei ad accogliersi e amarsi. Soltanto se saremo radici di pace e germogli di unità saremo credibili agli occhi del mondo, che guarda a noi, con la nostalgia che sbocci la speranza”.

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