Papa Francesco: a inaugurazione anno giudiziario Tribunale Rota Romana, avete come destinatari “uomini e donne”. “Stendete sentenze che non siano saggi dottrinali”

“L’attività giudiziaria riferita all’accertamento della validità del vincolo coniugale ha come destinatari persone concrete inserite in precisi contesti, che li segnano e li caratterizzano. Sono uomini e donne con i loro problemi esistenziali e le loro situazioni a volte angosciose”. Lo ha detto Papa Francesco ricevendo oggi in udienza i prelati uditori, gli officiali, gli avvocati e i collaboratori del Tribunale della Rota Romana in occasione della solenne inaugurazione dell’Anno Giudiziario. Nel suo discorso, il Papa sottolinea: “L’esperienza pastorale dimostra che vi è oggi un gran numero di fedeli sulla cui vicenda matrimoniale ha avuto un notevole influsso la diffusa mentalità mondana, tipica di alcuni settori sociali. Per questo il giudice, nel ponderare la validità del consenso espresso, non può prescindere dal contesto in cui l’intenzione matrimoniale si è formata. Fa parte della maturità personale – qualità richiesta al giudice – la capacità di conoscere e di valutare anche il contesto storico-culturale in cui vivono le parti in causa, lo stile di vita degli uomini di oggi, le loro scale di valori, come pure il saper valutare i segni dei tempi”. Il Papa invia quindi avvocati e giudici ad un atteggiamento soprattutto di ascolto, a” porsi accanto alla gente – come diceva qualche anno fa anche ai vescovi italiani riuniti in assemblea -, attenti a impararne la lingua, ad accostare ognuno con carità, affiancando le persone lungo le notti delle loro solitudini, delle loro inquietudini e dei loro fallimenti”. In questo percorso – ha proseguito il Santo Padre – possono essere utili discipline come “la psicologia e la psichiatria” e il diritto stesso. Al Giudice invece raccomanda che nell’esercizio della sua delicata funzione, stenda “sentenze che non siano saggi dottrinali o monografie giuridiche, ma offrano motivazioni partendo dai fatti concreti riferiti alle persone”. E aggiunge: “Il Giudice ecclesiastico non svolge una professione, ma un ministero che richiede professionalità e zelo, avendo sempre Dio dinanzi ai propri occhi e mirando alla salus animarum, che nella Chiesa è la legge suprema”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa