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Francia: vescovi su revisione legge bioetica arrivata in Senato, “nessun essere umano può trattare un altro come un oggetto”

“Nessun essere umano può trattare un altro come un oggetto”. Parte da questa premessa fondamentale la Dichiarazione del Consiglio permanente dei vescovi francesi resa nota oggi sulla revisione delle leggi sulla bioetica in discussione in Francia. Fortemente voluta dal presidente Emmanuel Macron, lo scorso ottobre l’Assemblea Nazionale aveva approvato in maniera schiacciante la bozza con 359 voti favorevoli, 114 contrari e 72 astenuti. La prossima tappa si disputerà a breve in Senato dove però il testo dovrebbe incontrare resistenze più accese. Contro la revisione della legge, ad ottobre le associazioni cattoliche avevano organizzato a Parigi la manifestazione “Marchons enfants” e a settembre erano scesi in campo anche i vescovi promuovendo una “soirée débat” al Collège des Bernardins di Parigi che fu ripresa in diretta tv su KTO e su tutte le reti sociali della Chiesa. Oggi, al termine del Consiglio permanente che si è riunito dal 6 all’8 gennaio, i vescovi riprendono la parola per ribadire la loro netta contrarietà rispetto a tre punti presenti nel testo che “se adottati in maniera definitiva” aprono la strada a “contraddizioni insanabili” e dimostrerebbero “un grave malinteso su cosa sia l’etica. Malinteso – incalzano i vescovi – che, se non chiarito, equivarrebbe ad una disattenzione per il futuro” da parte dell’intera società francese. Il primo punto “discutibile” messo in evidenza dai vescovi è il rischio di “sottoporre, come richiesto dalla legge, la nascita attraverso la pma di un nuovo essere umano a un ‘progetto parentale’”, e di far pertanto diventare “assoluto” il desiderio dei genitori rispetto al bene e alla priorità del bambino.

Il punto di maggiore novità presente nel testo di revisione è l’apertura della Pma a “qualsiasi coppia formata da un uomo e una donna, o due donne o qualsiasi donna non sposata”, rimborsabile dal servizio sanitario nazionale, e il fatto che si sleghi il ricorso alla procreazione assistita dal criterio dell’infertilità. A questo proposito, i vescovi scrivono: “La legalizzazione della filiazione senza padre o discendenza paterna e di una maternità mediante una semplice dichiarazione di volontà, davanti al notaio, senza che la donna viva la gestazione, mette in opera ‘l’inverosimile’”. “È giusto trascinare la società in questa direzione”, chiedono i vescovi che tornano a ribadire la necessità di prevedere nel testo la “clausola dell’obiezione di coscienza” che si applica anche all’interruzione medica di gravidanza. Terzo punto sollevato dall’episcopato francese, riguarda l’estensione della diagnosi pre-impianto che secondo i vescovi aprirebbe “la strada ad una maggiore selezione di bambini non ancora nati”, dando vita ad una “eugenetica liberale”. “Volere un bambino senza alcuna variante genetica non è solo un’illusione, ma disumanizzerebbe anche la nostra umanità!”. “Questi tre punti – si legge nella nota del Consiglio permanente – sono significativi della corsa precipitosa in cui sono precipitate le nostre società occidentali soggette al liberalismo e alle leggi di mercato”. “Incoraggiamo i cittadini – concludono i vescovi – ad esprimere le loro riserve e le loro opinioni. Ripetiamo che ogni bambino è chiamato a crescere in libertà e nel rispetto della sua dignità, in comunione con tutti gli altri, e questo per tutta la vita, qualunque sia la sua origine etnica o sociale, la sua religione o mancanza di religione e orientamento sessuale. Nessun essere umano può trattare un altro come un oggetto”.

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