La crisi della politica, il commissariamento del Comune di Caserta, le prossime elezioni amministrative, la partecipazione attiva dei cittadini, la crisi della natalità, il disagio giovanile, le povertà, la violenza domestica, la sicurezza sul lavoro; salute, ambiente e sanità; la Pace, la necessità di un Patto per Caserta. Questi i temi toccati dal vescovo di Caserta, mons. Pietro Lagnese durante il discorso alla città al termine dell’anno. “Se guardiamo al Natale con gli occhi di Dio – ha detto il presule – scopriamo che Egli, per discendere in mezzo a noi, ha scelto la via della piccolezza”. Caserta nell’anno appena trascorso “ha vissuto un momento doloroso della sua storia politica: il commissariamento degli organi elettivi della Città. La storia si incaricherà di fare giustizia; il tempo e il lavoro della magistratura, faranno chiarezza sull’eventuale responsabilità delle persone coinvolte”, ha detto mons. Lagnese: “Forse esiste una crisi di identità politica che abbraccia l’intera comunità civica casertana, complice forse anche le continue divisioni e la troppa acredine tra i vari schieramenti politici, tra e addirittura all’interno degli stessi partiti o movimenti civici che si candidano alle elezioni”. “L’asprezza e i conflitti esasperati”, ha detto il presule, “minano la fiducia nelle istituzioni, spesso portando ad apatia civica, a polarizzazioni ideologiche, all’astensionismo dal voto, come purtroppo si è visto nelle ultime elezioni regionali”. Mons. Lagnese ha rivolto, poi, un “invito particolare” ai giovani: “amate la città in cui Dio vi ha posti, evitate la tentazione di fuggire altrove”. Il vescovo evidenzia che Caserta è una delle Provincie più giovani d’Italia. Tuttavia, il grado di invecchiamento della popolazione “cresce anche nei nostri territori. La decisione di avere un figlio, e ancor più di averne un secondo, incrocia freni che nella nostra provincia pesano molto: difficoltà a trovare un lavoro dignitoso, il problema casa con canoni in salita e compressione degli spazi, scarsi servizi pubblici per i neonati da zero a due anni”. Altro dato “preoccupante” è il saldo migratorio interno che “è sempre negativo. Quelli che escono sono, per lo più, giovani , spesso qualificati, che si spostano verso il Centro-Nord alla ricerca di migliori opportunità formative e occupazionali e di condizioni di vita più favorevoli”. Un fatto che “indebolisce la base economica e riduce le nascite future”. E poi il disagio giovanile “preoccupante e complesso”. La cronaca racconta di giovani che “non trovano lavoro, che soffrono la depressione, demotivati, stanchi della vita, che hanno smesso di sognare un mondo nuovo”. E ancora la povertà che “sta assumendo forme nuove: accanto alle tradizionali situazioni di indigenza, emergono povertà educative, relazionali, lavorative e abitative”. Le Caritas incontrano quotidianamente anziani “privi di reti familiari, famiglie monoreddito sempre più fragili, lavoratori precari, cittadini stranieri che vivono in una condizione permanente di precarietà. A questi si aggiungono nuove fragilità legate a migrazioni forzate, disagio psichico, dipendenze, isolamento sociale”. Il vescovo ringrazia le Caritas, e le tante associazioni i cui volontari “donano il loro tempo e la loro energia per alleviare la sofferenza dei molti poveri presenti in mezzo a noi”. Da qui l’invito alle istituzioni a “studiare e attuare forme di sostegno economico e concreto di assistenza alle persone che vivono in povertà”. E poi la sicurezza sul lavoro che anche “nell’anno appena trascorso, come in un bollettino di guerra, abbiamo dovuto piangere tanti nostri fratelli che hanno perso la vita sul luogo di lavoro”: “non sono morti bianche, ma rosse per il sangue versato e nere perché oscurano le nostre coscienze”. E ancora l’ambiente e la sanità “come vescovi delle Chiese di Terra di Lavoro ci stiamo impegnando affinché l’educazione alla cura del Creato diventi parte integrante dei cammini di fede nelle parrocchie, in particolare nella formazione dei piccoli e tra i giovani”. “Abbiamo – ha detto – fatto sentire forte la nostra voce di dissenso quando ciò era necessario” mentre la sanità casertana, come quella campana, “riflette le tensioni tra una domanda di salute crescente e un’offerta ancora fragile e disomogenea”. E al termine l’invito a “raccoglierci in preghiera per invocare il dono della riconciliazione e rivolgere il nostro accorato appello per la pace in Ucraina, in Medio Oriente e nei tantissimi luoghi della terra in cui sono in corso conflitti armati”.