Te Deum: mons. Gambelli (Firenze), “c’è bisogno di riorientare il vivere insieme, occorre tornare a coltivare e tessere relazioni buone e reali”

Il 2025 è stato “un anno ancora segnato dalla tragedia delle guerre in Ucraina e in Terra Santa, dove la pace grida la sua urgenza, e da tanti altri conflitti per i quali ogni giorno si piangono vittime innocenti – mentre la spesa per gli armamenti ha raggiunto cifre da record. Nella nostra società persistono l’ingiustizia e una povertà che colpisce sempre più nostri connazionali e poi uomini, donne e bambini che arrivano da paesi lontani in fuga dalle guerre e dalla fame – fra questi, i migranti che continuano a morire nel Mediterraneo in cerca di una vita migliore”. Lo ha rilevato l’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli, nell’omelia pronunciata oggi pomeriggio in occasione dei Vespri e Te Deum di ringraziamento che ha presieduto nella cattedrale di Santa Maria del Fiore.
“L’emergenza abitativa anche nella nostra città – ha proseguito il presule – rende sempre più difficile il formarsi di nuove famiglie e il futuro di tanti giovani. Crisi aziendali in diversi settori hanno portato a licenziamenti mentre la cassa integrazione in questi ultimi anni nel nostro territorio è aumentata in modo esponenziale”. “Tanti – ha aggiunto l’arcivescovo – sono gli emarginati, i dimenticati, e fra questi non mi stancherò di ricordare i detenuti, che a Sollicciano e in altri penitenziari vivono in condizioni disumane”. “Rinnovo l’appello per un impegno concreto, perché le carceri siano veri luoghi di riscatto, non di disperazione, non poche volte fino al suicidio”, ha continuato mons. Gambelli rilevando poi che “pesano sulla storia di quest’anno la violenza sulle donne, i casi di femminicidio che si sono verificati anche vicino a noi e il fenomeno preoccupante e diffuso della criminalità giovanile e del disagio minorile, tra baby gang, bullismo e devianza”. Per l’arcivescovo ha ricordato che “l’Istituto della Enciclopedia italiana Treccani ha scelto ‘fiducia’ come parola dell’anno del 2025. Senza fiducia – ha spiegato – il futuro svanisce perché svanisce la possibilità di costruire relazioni autentiche e generative”. Secondo mons. Gambelli, “c’è bisogno di riorientare il vivere insieme. L’invito e l’auspicio per il nuovo anno è quello a prendersi cura del prossimo, rinunciare all’individualismo, coltivare relazioni vere e non virtuali, passare, in particolar modo i giovani, da un profilo social a volti e sguardi reali”. “Vale per tutto e per tutti”, ha ammonito, convinto che “occorre tornare a coltivare e tessere relazioni buone e reali nelle case, nelle piazze, sul territorio”. “Le tragedie della solitudine che si sono consumate anche nella nostra comunità – ha commentato – ci richiamano a riappropriarci del valore prezioso della prossimità. Non voglio al proposito dimenticare i tanti volontari che con i loro gesti lasciano un’impronta di umanità nella vita di chi è provato dalla povertà, dalle malattie, dalla solitudine, dalla discriminazione e dalla violenza. Sono un esempio luminoso del quale ringraziamo il Signore e al Signore chiediamo di sostenerne sempre l’ispirazione e l’impegno”. “Dio si fida di noi”, ha concluso mons. Gambelli: “Passiamo dunque dalla paura alla fiducia! Lasciamoci abitare dalla novità sempre attuale del Vangelo! Grati ora rileghiamo il volume delle pagine di questo 2025. Sia prezioso alla nostra memoria. Fiduciosi gli chiediamo di scrivere insieme a noi le pagine del 2026 che ci attende, perché sia un anno di grazia e di pace”.

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