“Venezia oltre ad essere un luogo è un modo d’essere”. Lo ha detto mons. Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, aprendo oggi nella chiesa di San Zaccaria la celebrazione ecumenica per il 60° anniversario della reciproca abolizione delle scomuniche tra Roma e Costantinopoli. Nel porgere il benvenuto alle delegazioni cattoliche e ortodosse, il patriarca ha ricordato che l’incontro tra san Paolo VI e il patriarca Atenagora fu “una pietra miliare nel cammino ecumenico e un invito permanente a rinnovare, con fede e coraggio, la ricerca dell’unità”. Moraglia ha richiamato la vocazione della città, “ponte fra Oriente e Occidente”, dove le differenze “non si sono cancellate ma incontrate” diventando occasione di arricchimento. In riferimento all’Annunciazione, il patriarca ha indicato in Maria “il paradigma dell’incontro, l’immagine più alta del dialogo vero”, un ascolto che guida il cammino delle Chiese “a deporre paure e diffidenze” confidando nella grazia. Ha quindi richiamato la presenza in San Zaccaria delle reliquie di sant’Atanasio, “padre comune nella fede”, ricordando il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, il cui Credo “unisce cattolici e ortodossi nel riconoscimento del Figlio unigenito”. Moraglia ha auspicato che da Venezia il cammino comune “prosegua con rinnovato vigore”, sostenuto da preghiera e ascolto reciproco, affinché la città sia “ancora una volta segno di pace e di unità per tutti”.