Anche la diocesi di Treviso celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità, con un convegno frutto della collaborazione tra il gruppo “Per tutti persone” (nato dall’Azione cattolica) e gli Uffici di Pastorale della famiglia, Annuncio e catechesi, Salute e la Commissione fragilità.
Il convegno, che si svolgerà mercoledì 3 dicembre in Seminario, con inizio alle 20.30, sarà dedicato alla conoscenza del decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62 “Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato”. Si tratta di una riforma prevista dal Pnrr sul fronte dell’inclusione e della coesione. Il decreto introduce cambiamenti significativi nella valutazione e nell’assistenza delle persone con disabilità.
“Un progetto per la vita – Una nuova visione di persona e di comunità a partire dal Decreto legislativo 62/2024” il titolo della serata, alla quale interverrà Roberto Franchini, docente all’Università cattolica del Sacro Cuore, che metterà in luce la visione della persona con disabilità a cui la norma si ispira, con la rilevanza delle relazioni e del contesto sociale nel quale la persona vive.
Sarà presente anche il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi. Sono stati invitati gli enti locali, i servizi comunali e quelli dell’Azienda sanitaria, e ci sarà l’intervento della presidente della Conferenza dei sindaci dell’Ulss 2, Paola Roma, a indicare l’importanza di attivare forme concrete di coprogettazione per favorire la piena inclusione delle persone che sperimentano la fragilità e la disabilità.
“L’obiettivo è promuovere la conoscenza e l’attenzione nei confronti della normativa, la cui attuazione è ancora nella fase sperimentale, a favore della piena inclusione delle persone con disabilità, promuovendo un atteggiamento collaborativo tra Istituzioni, servizi sociali, famiglie, associazioni, cooperative sociali e comunità”, spiega una nota della diocesi. “Anche le comunità cristiane devono sentirsi coinvolte in questi percorsi, in quanto parte del tessuto sociale in cui le persone con fragilità e le loro famiglie sono inserite, partecipi di momenti comunitari, di cammini formativi, di eventi che ordinariamente parrocchie, associazioni, gruppi realizzano e che sempre di più devono essere improntati all’accoglienza e all’inclusione”, conclude la diocesi.