Comunità energetiche rinnovabili: mons. Nappa (Città del Vaticano), “rappresentazione di come la finanza debba tradursi in economia”

Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) sono “la rappresentazione di come la finanza debba tradursi in economia, cioè non essere solo nell’interesse di pochi che accumulano ricchezze private, ma deve distribuire sul territorio tale da rendere economica, cioè rendere la casa comune partecipata ai più e non consentire troppo potere nelle mani di pochi, ma non solo per il potere, per la umanizzazione. L’accentramento di troppi poteri, di troppa finanza in mani di pochi rende desertificazione, rende ingiustizia, rende poca partecipazione, realizza disumanità”. Lo ha affermato oggi mons. Emilio Nappa, arcivescovo segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, intervenendo al convegno nazionale sulle Comunità energetiche rinnovabili nel mondo religioso, organizzato da RS Cer Rete Sicomoro che si è tenuto oggi nel palazzo della Cancelleria a Roma. “Vengo a rappresentare il pensiero dei Pontefici – ha sottolineato il presule – che si sta concretizzando nello Stato della Città del Vaticano. Noi siamo lo Stato più piccolo al mondo e già abbiamo implementato un numero di energia fotovoltaica molto significativo. Abbiamo siglato con il governo italiano un accordo che ci consente di realizzare l’impianto agrivoltaico tra i più grandi d’Italia a Santa Maria di Galeria”.
Maria Tripodi, sottosegretario di Stato al ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale dell’Italia, nel suo intervento ha sottolineato che “le comunità energetiche non sono soltanto un progetto energetico, sono un progetto di comunità, un modo nuovo per rafforzare i legami sociali, un modo di scelta di un’unità orientata al bene…. Tutto ciò ci ricorda che la cura dell’ambiente richiede un approccio integrale, rafforzando le comunità”.
“Il tema di oggi – ha evidenziato Francesco Giorgino, docente di Comunicazione e marketing alla Luiss e moderatore del convegno – è molto interessante perché rilevante dal punto di vista del contributo concreto che si dà al contrasto al climat change comunque alla gestione nel modo più oculato ed equilibrato possibile del valore della sostenibilità che ricordiamoci esiste in quanto sostenibilità ambientale ma esiste anche in quanto sostenibilità economico sociale e quindi ha bisogno di essere interpretata in senso più generale, ma è importante anche perché ci dimostra come dei disegni di matrice comunitaria, come appunto sono le Cer, la stessa parola comunità ce lo dice, sono l’antidoto migliore a quella prospettiva individualista che sotto certi punti di vista e sotto l’influsso di certe culture ha persino elevato a paradigma l’individuo più che la persona e ha spostato molto in avanti il concetto di libertà”.
Per suor Micaela Monetti, presidente dell’Unione superiore maggiori d’Italia, “certamente molto c’è ancora da fare e quindi anche l’impegno da parte nostra di formazione, di motivazione e di ricerca anche di risorse, di risorse economiche per realizzare quello che per altri enti ecclesiastici – diocesi, parrocchie – con il Governo italiano si è realizzato perché il più delle volte gli enti religiosi non rientrano in questo dialogo”. “Noi ci stiamo – ha spiegato la religiosa – soprattutto perché la tutela della dignità della persona, del Creato, della casa comune fa parte da sempre di un carisma fondazionale e questo ha ricadute ovviamente non solo sulle comunità religiose ma soprattutto sulla missione che queste comunità religiose fanno sul territorio italiano e non solo italiano”.
Enrico Albertini, direttore generale Rete Sicomoro Cer, ha precisato che “la Comunità energetica rinnovabile non è solo un impianto o un risparmio ma un seme che se impiantato può generare futuro… essere qui oggi significa crescere nel cambiamento e sceglierlo”, credere cioè che l’energia può diventare generativa.

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