Burkina Faso: Fraternità di Emmaus, a Saaba consacrata la chiesa dedicata ai Santi Luigi e Zelia Martin

(Foto Fraternità di Emmaus)

In un clima di festa, si è svolta, in Burkina Faso, sabato 15 novembre a Saaba, alle porte della capitale Ouagadougou, la consacrazione della chiesa dedicata ai Santi Luigi e Zelia Martin. L’edificio sacro, si legge in una nota diffusa oggi, costituisce il centro spirituale della “Cittadella della Carità”, il progetto che intreccia fede e carità promosso dalla Fraternità di Emmaus e coordinato da Progetto Famiglia Cooperazione Odv.
La solenne liturgia è stata presieduta da mons. Séraphin François Rouamba, arcivescovo emerito di Koupéla, che accolse i primi passi della Fraternità in Burkina Faso nel 2003. All’evento ha fatto sentire forte la sua vicinanza anche il vescovo metropolita di Ouagadougou, mons. Prosper Kontiebo, che pur non presente fisicamente, ha manifestato il suo sostegno presentando la Fraternità di Emmaus come “opera ecclesiale impegnata nella missione di evangelizzazione, di carità e di promozione della fede cristiana in seno alla nostra diocesi” e ha lodato “la serietà, la devozione e lo zelo apostolico” della Fraternità.
Don Silvio Longobardi, fondatore della Fraternità di Emmaus, ha ricordato che questo evento non è solo un traguardo, ma un nuovo inizio: “Questo edificio è stato pensato e progettato con amore, ma sarebbe una cattedrale nel deserto se non fosse frammento di una storia. È il cuore di un’opera più grande che la Fraternità sta realizzando. Rappresenta il punto di arrivo di un cammino iniziato oltre vent’anni fa, ma soprattutto apre nuovi orizzonti missionari in questa terra”.
La chiesa sorge all’interno della Cittadella “Luigi e Zelia Martin”, un’opera che si estende per 40.000 mq. L’edificio, progettato dagli architetti Giovanna e Tonino Ciniglio, rappresenta una sintesi tra liturgia e cultura locale. Con una superficie interna di 350 mq e una capienza di circa 300 posti a sedere (esclusi gli ampi spazi esterni del porticato e del percorso museale), la chiesa richiama nella copertura la forma della paillotte, la tipica capanna burkinabé. Una scelta non solo estetica ma teologica: la chiesa è la “tenda” di Dio piantata tra gli uomini. Una realizzazione che ha visto una stretta collaborazione tra Africa ed Italia. Don Longobardi ha evidenziato: “In questi anni abbiamo incontrato un popolo che vive con dignità e una Chiesa che testimonia la gioia della fede. L’incontro è diventato così una reciproca ricchezza. Anche la realizzazione della chiesa porta l’impronta della comunione fraterna, è il frutto di una stretta collaborazione tra l’équipe italiana e quella burkinabé. I progettisti sono italiani, la ditta che ha eseguito i lavori burkinabé. E così pure artisti e volontari che hanno attivamente partecipato alla costruzione della chiesa. Insieme abbiamo lavorato per dare gloria a Dio”.
Anche l’omelia dell’abbé Marcel Compaoré ha ricordato che la santità non è un privilegio per pochi ma una chiamata per tutti, anche nel dolore e nella prova.

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