“I dati Istat sulla violenza di genere sono preoccupanti. A subirla sono più di 6 milioni di donne, quasi il 32% del totale. Un quadro drammatico che sottolinea come la violenza, fisica e psicologica, sia una delle sfide più grandi dei nostri giorni, davanti alla quale è assolutamente necessario attivare strategie informative e preventive ancora più forti”. Con queste parole Rosario Valastro, presidente di Croce rossa italiana, commenta i dati del report 2025 “La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia”, diffuso dall’Istituto nazionale di statistica.
“La Croce rossa italiana – spiega il presidente – ha formato oltre 700 volontari perché siano in grado di rilevare e segnalare le situazioni di rischio. Negli ultimi 2 anni, sono stati attivati percorsi di inclusione lavorativa nei confronti di 400 donne, per favorire la loro autonomia economica e sociale. Attraverso l’attività di 3 Centri anti violenza direttamente gestiti dall’Associazione e presenti presso i Comitati di Asti, Mondovì e Padova, abbiamo ricevuto centinaia di richieste di aiuto e preso in carico oltre 100 donne vittime di violenza, inserendole – nei casi più gravi – insieme ai loro figli in programmi di protezione e case segrete. La violenza è spesso un fenomeno invisibile e silenzioso: le donne che la subiscono hanno difficoltà a parlarne, a condividere quanto accaduto. Portano non solo sul corpo, ma nel cuore, nella loro mente, le ferite di quei momenti in cui l’odio ha prevalso sul dialogo e sul rispetto”. La Cri forma le proprie volontarie e i propri volontari per riconoscere quei segnali, spesso nascosti, attraverso i quali stabilire un contatto con chi è vittima di violenza. “È così – prosegue Valastro – che riusciamo a intercettare le loro necessità e a rispondere ai loro bisogni, anche in collaborazione con istituzioni e strutture sanitarie. Vogliamo trasformare il silenzio in parole: ascoltare le voci di queste donne è il primo passo per aiutarle ad uscire da quell’isolamento e quelle difficoltà che, se non individuate, rischiano di diventare una condanna senza appello”.