Unione Buddhista Italiana: firmata ieri l’Intesa modificativa tra Stato e Ubi. Scianna (presidente), “un’Intesa aggiornata per un paese che evolve”

Si è svolta ieri, a Palazzo Chigi, la cerimonia di firma dell’Intesa modificativa tra lo Stato italiano e l’Unione Buddhista Italiana (Ubi), che aggiorna l’Intesa vigente. L’accordo è stato sottoscritto, per il Governo, dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e, per l’Unione Buddhista Italiana, dal presidente Filippo Scianna. “La firma dell’Intesa modificativa – afferma l’Unione in una nota – rappresenta un passaggio significativo per la comunità buddhista italiana e per il sistema istituzionale che regola il rapporto tra Stato e confessioni religiose”. L’Ubi spiega che le modifiche accolte consentono di celebrare matrimoni con effetti civili. “Il riconoscimento della facoltà, per i ministri di culto dell’UBI, di celebrare matrimoni con effetti civili – si legge nella nota – armonizza il quadro con quello già vigente per altre confessioni religiose. Si tratta di un passo atteso, che dà piena dignità e riconoscimento alle comunità buddhiste come luoghi di riferimento spirituale e relazionale per molti cittadini”. Le modifiche riguardano anche il riconoscimento degli Istituti di studi buddhisti e contemplativi. “L’introduzione del nuovo comma sui titoli accademici – spiega l’Unione – crea le condizioni per una formazione strutturata e pienamente riconosciuta, in dialogo con il sistema universitario. Questo intervento sostiene la crescita culturale del Paese e valorizza un patrimonio di studio e ricerca che ha assunto un rilievo crescente negli ultimi decenni. Il riconoscimento formale dei percorsi accademici dedicati agli studi buddhisti attesta la rilevanza dell’insegnamento del Buddha non solo sul piano spirituale e soteriologico, ma anche nel più ampio contesto delle discipline umanistiche, filosofiche e contemplative”. La nuova normati consente anche di ampliare gli ambiti della quota “inespressa” dell’8×1000. “La revisione della norma che disciplina l’utilizzo delle risorse derivanti dalle scelte non espresse dei contribuenti – sottolineano i buddhisti – introduce un quadro più aderente alle esigenze della società contemporanea. L’ampliamento delle finalità – sociali, culturali, assistenziali e umanitarie – consente di affrontare con maggiore efficacia le molteplici situazioni di vulnerabilità e le nuove forme di bisogno che caratterizzano il nostro tempo, dalle emergenze ambientali e sanitarie alle trasformazioni sociali e demografiche”.

“Questa nuova formulazione – dichiara nella nota Filippo Scianna, Presidente di Unione Buddhista Italiana – permette di orientare gli interventi in modo più tempestivo e mirato, favorendo progetti che promuovono coesione, tutela delle persone, sviluppo sostenibile e valorizzazione culturale, anche in contesti internazionali dove il contributo italiano può rappresentare un elemento di sostegno concreto e qualificato. L’aggiornamento dell’Intesa testimonia il riconoscimento, da parte dello Stato, di una presenza buddhista matura, consapevole e attivamente impegnata nel contribuire al bene comune. La collaborazione istituzionale si rafforza, trovando nuovi strumenti per sostenere persone, comunità e iniziative di valore sociale e culturale. L’Unione Buddhista Italiana esprime il proprio apprezzamento alla Commissione per gli affari di culto e agli uffici ministeriali coinvolti, per il lavoro svolto e per il dialogo costante che ha accompagnato questo processo. Con questo nuovo quadro normativo, l’UBI rinnova il proprio impegno a operare con responsabilità, trasparenza e spirito di servizio, promuovendo una società aperta, rispettosa e solidale”.

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