Si è tenuto oggi a Roma il seminario “Previdenza Next Gen”, promosso dal Patronato Acli per riflettere su come rendere il sistema pensionistico più equo, comprensibile e vicino alle persone. L’incontro ha riunito rappresentanti del mondo accademico, istituzionale e sociale, offrendo un confronto ampio sulle prospettive della riforma previdenziale. Il Patronato Acli ha presentato un pacchetto organico di proposte, fondato su una flessibilità stabile e accessibile a tutti, che permetta l’uscita dal lavoro tra i 63 e i 65 anni con requisiti contributivi contenuti e un assegno proporzionato all’età di accesso. Tra le misure indicate figurano l’iscrizione automatica ai fondi pensione di categoria al momento dell’assunzione, il contributo del datore di lavoro, un periodo di prova prima dell’adesione definitiva, percorsi di educazione previdenziale nella scuola e nei primi mesi di lavoro, oltre alla detraibilità dei contributi dei giovani. Presentati anche i risultati della consultazione online “Una previdenza per tutte le generazioni”, che ha raccolto 5.970 questionari: oltre l’80% dei partecipanti giudica le regole attuali poco vicine alle condizioni del lavoro di oggi, mentre quasi il 94% ritiene urgente una riforma complessiva. “Riteniamo indispensabile introdurre una pensione minima di garanzia nel sistema contributivo”, ha dichiarato Paolo Ricotti, presidente del Patronato Acli, segnalando che “carriere frammentate o troppo brevi producono assegni insostenibili”. Sul tema è intervenuto anche Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli: “La previdenza è una delle principali tenute sociali del Paese”, ma necessita di “politiche lungimiranti” e di un “grande patto educativo e informativo” capace di coinvolgere istituzioni e corpi sociali. “Il nostro obiettivo – ha aggiunto Ricotti – è un sistema più equo, stabile e vicino alle traiettorie di vita delle nuove generazioni”.