Il cardinale Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) e del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), ha portato all’attenzione della Cop 30, ieri, a Belém, la drammatica realtà dei “martiri della Casa comune”. Durante un panel intitolato “A vida está por um fio” (La vita è appesa a un filo), il porporato ha denunciato la persecuzione e l’assassinio sistematico dei difensori dei diritti umani e dell’ambiente in America Latina e nei Caraibi, definiti come “una delle regioni più letali per questi agenti”.
L’arcivescovo ha evidenziato come questa violenza sia un modello sistematico e inaccettabile, ricordando il lancio della campagna “La vita è appesa a un filo” del Celam, avvenuto il 10 dicembre 2024, il cui motto è “Intrecciare futuro, proteggendo vite”. L’iniziativa, supportata anche da organismi della Santa Sede, mira a dare protezione e visibilità a coloro che rischiano la propria vita per la giustizia socio-ambientale.
Il cardinale Spengler ha sottolineato come la protezione del creato non possa prescindere dalla tutela della vita umana: “Non possiamo permettere che chi difende l’integrità della creazione sia costretto a pagare con il proprio sangue questo impegno. È un martirio che ci interpella tutti”. E ha proseguito con un appello: “È nostro dovere di cristiani e di cittadini denunciare ogni forma di violenza, e garantire che la loro testimonianza non sia vana, tessendo insieme un futuro di speranza”.