(dall’inviato a Camaldoli) “Realtà e visioni dell’islam dopo la guerra in Iran, tra religione e politica” è l’argomento affrontato da Olivier Roy, docente all’Istituto universitario europeo di Fiesole, al convegno di Camaldoli. Roy ha svolto una lunga analisi degli “allineamenti geostrategici in Medio Oriente” nell’arco di quasi 50 anni che, ha detto, “non possono essere separati dalle tensioni religiose. Ma sarebbe un errore leggere gli sviluppi in ambito religioso solo alla luce dei conflitti geopolitici, sia interpretandoli come una delle cause principali di tali tensioni, sia, al contrario, considerandoli una conseguenza delle tensioni politiche”. Nella sua dissertazione Roy è partito dalla rivoluzione islamica in Iran del 1978, che “ha senza dubbio rappresentato una svolta geostrategica in Medio Oriente. In pochi mesi l’Iran ha cambiato schieramento e da alleato d’Israele contro gli Stati arabi è diventato il capofila del fronte dell’opposizione a Israele, un fronte che fino ad allora era basato essenzialmente sul nazionalismo arabo”. Da lì, l’oratore ha toccato i rapporti tra Paesi arabi e Israele, il ruolo delle religioni, la presenza nell’area di islam sunnita e sciita; quindi, gli “spazi” occupati da Hezbollah, alauiti e houti dello Yemen, la caduta dell’Iraq di Saddam Hussein nel 2003, fino alla “vera svolta della ‘primavera araba’ del 2011, che ha segnato una notevole secolarizzazione della vita politica in Medio Oriente. Per la prima volta in oltre trent’anni, l’islam – ha spiegato Roy – non è più al centro della contestazione politica. Non ci sono più slogan come ‘La soluzione è l’islam’, ‘Il Corano è la nostra Costituzione’; i Fratelli musulmani sono assenti dalle manifestazioni nelle quali invece si trovano molte giovani donne e, in Egitto, cristiani, nonostante le reticenze del clero copto. I giovani chiedono la fine della corruzione e la democrazia. La protesta è rivolta contro i regimi al potere. Non si articola nelle tradizionali cause difese in passato dalla strada araba: rifiuto di Israele, sostegno ai palestinesi, denuncia dell’imperialismo americano”. Seguono le vicende dell’Isis, la caduta del regime di Bashar al Assad in Siria, le ingerenze di Russia e Stati Uniti che complicano il quadro. “Ma la seconda grande svolta, dopo la primavera araba, si apre il 7 ottobre 2023 e si conclude con gli eventi dell’autunno 2024. Hamas ed Hezbollah vengono ridotti senza essere distrutti, il regime di Assad viene rovesciato e l’Iran viene espulso dal Vicino Oriente e vede i suoi impianti nucleari bombardati da Israele nel giugno 2025”.