Una preghiera anche in Irlanda, per intercessione di sant’Oliver Plunkett, per “il successo del fragile accordo di pace in Medio Oriente”. Nel 400° anniversario della nascita di sant’Oliver Plunkett e a cinquant’anni dalla sua canonizzazione, l’Arcivescovo di Armagh e Primate cattolico d’Irlanda, Eamon Martin, ha presieduto ieri nella Saint Patrick’s Cathedral, una solenne celebrazione eucaristica, ricordando la figura del santo martire irlandese e il suo messaggio di pace e riconciliazione. Durante l’omelia, l’Arcivescovo ha invocato l’intercessione di sant’Oliver per le crisi attuali. Parlando di Medio Oriente e del piano di pace ha detto: “Che gli ostaggi possano essere rilasciati e restituiti alle loro famiglie, che la popolazione di Gaza possa tornare alle proprie città e ai propri villaggi per iniziare il lungo processo di ricostruzione delle proprie case e dei propri mezzi di sussistenza; che un’ondata di aiuti umanitari e sforzi internazionali possa riversarsi nel guscio di Gaza per rinnovare la speranza e dissipare la disperazione. Padre Romanelli, della parrocchia cattolica della Sacra Famiglia a Gaza, ha chiesto al mondo di pregare in ringraziamento e speranza questo fine settimana per una pace duratura”. Rivolgendo lo sguardo all’Irlanda, Martin ha sottolineato l’urgenza di affrontare le ferite del passato: “Abbiamo ancora molto da fare per affrontare la dolorosa eredità del nostro conflitto. L’opera incompiuta della pace è costruire una riconciliazione significativa nelle nostre comunità, e questo è un cammino lungo e difficile. Ma nel nome di sant’Oliver, non possiamo permetterci di essere derubati della speranza”. “Abbiamo più che mai bisogno di sant’Oliver Plunkett per ispirarci in questi tempi difficili di guerra e violenza, quando le opinioni diventano sempre più polarizzate e il mondo sembra preferire erigere muri e barriere piuttosto che costruire ponti di fiducia e pace”, ha detto l’arcivescovo, aggiungendo che “per i cristiani, la costruzione della pace e la riconciliazione iniziano nel cuore, nel riconoscere i nostri pregiudizi e le nostre colpe, accettando il nostro bisogno personale di conversione prima di insistere affinché gli altri cambino il loro comportamento”.