“La situazione della popolazione di Gaza ha ferito la coscienza di molti, perché nel cuore di ciascuno abita il desiderio della giustizia e della pace“, si legge in una nota diffusa oggi da Comunione e Liberazione. Troppo spesso, però,  questo si riduce a un sentimento confuso, facilmente strumentalizzabile e “le tensioni e i gravi disordini che si sono verificati in numerosi contesti dimostrano ancora una volta l’evidente contraddizione insita nella pretesa di chiedere la pace con l’ideologia e la violenza”. 
“Ma la pace – prosegue la nota – esige di essere costruita ogni giorno, cominciando dal basso”. Un lavoro paziente, che innerva il tessuto sociale e diventa cultura. “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice”, affermava don Giussani, secondo il quale solo nella pace si può vivere la libertà e la fecondità dell’esistenza.
Accogliendo l’invito di Papa Leone XIV a pregare il rosario per la pace ogni giorno di ottobre, trasformando ogni notizia tragica in un grido a Dio, la nota ricorda che il Papa esorta anche alla testimonianza: “Guardiamo a Gesù, che risana la storia con la mitezza della sua croce”. I religiosi che restano a Gaza, nonostante l’ordine di evacuazione, incarnano questa testimonianza radicale: accettano il rischio di morire per restare accanto a chi soffre e non può fuggire. “Anche noi, nelle nostre case e nelle nostre città, ogni giorno possiamo contribuire alla strada verso la pace: servire la dignità della persona e del bene comune, anche quando ciò richiede di dire parole scomode o controcorrente, anzitutto vivendo la comunione, l’unità con tutti i cristiani generata da Cristo, documentando che un’esperienza di concordia e di accoglienza è possibile, pur dentro tutti i limiti e le diversità. Questo – conclude la nota – introduce una novità, una speranza di cui tutti abbiamo bisogno”.