Veglia di preghiera: mons. Redaelli, “riconoscenti all’Europa che ha voluto voltare pagina”

“Una piazza divisa da un confine, fino a non molto tempo fa di separazione e di divisione, e ora di fraternità e di pace”. Così mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia, ha descritto piazza Transalpina, dove si sarebbe dovuta tenere questa sera la Veglia di preghiera per la pace, a conclusione della seconda giornata del Consiglio permanente della Cei. A causa della pioggia, la celebrazione si è svolta nella Chiesa di Maria Santissima Regina, in località Montesanto. “Una piazza che è il simbolo di due città, insieme Capitale europea della cultura 2025, che vogliono essere con molta umiltà, ma anche con grande determinazione, esempio per i tanti conflitti, le tante divisioni, le tante tensioni che tuttora contrappongono e dividono popoli, famiglie e persone”, ha proseguito il presule, a proposito dell’evento nato da una sua iniziativa: “Nel 1947 questa piazza e tutto il nostro territorio sono stati divisi improvvisamente da un confine che ha perpetuato nel tempo lo strascico di dolori e sofferenze, incomprensioni e diffidenze che la guerra e le ideologie avevano provocato. Non ci si è però arresi, e con pazienza e costanza si è cercato, come comunità civili, anche con il grande apporto delle comunità cristiane di qua e di là del confine, di costruire percorsi di incontro, di dialogo, di comprensione dei punti di vista dell’altro, di rispetto delle diverse memorie, di vera riconciliazione”. “Tutto questo, dobbiamo riconoscerlo, è stato possibile anche per l’esistenza di un’Europa che ha voluto finalmente voltare pagina rispetto a secoli di contrapposizione e di guerre, per divenire, pur con tutti i suoi limiti, un territorio di pace”, l’analisi di Redaelli: “Siamo molto riconoscenti a chi ha voluto questa Europa e auspichiamo che non si perdano quei valori che sono i veri contenuti della cultura europea, di cui in qualche modo le due città vogliono essere insieme capitale”.

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