“A 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, in un tempo sempre più dilaniato da conflitti violenti, noi, Chiese in Italia, Slovenia e Croazia, leviamo insieme, con forza, il nostro grido di pace e il nostro appello, perché ogni comunità cristiana sia protagonista di speranza, vigile e attiva nel promuovere e sostenere cammini di riconciliazione”. Comincia così l’appello per la pace lanciato dalle Chiese in Italia, Slovenia e Croazia, durante la veglia di preghiera di questa sera nella chiesa di Maria Santissima Regina in località Montesanto, alle porte di Gorizia, dove l’iniziativa si è tenuta a causa della pioggia. L’evento ha concluso la seconda giornata del Consiglio permanente della Cei. “Siamo qui con i giovani, ‘germogli di pace’, in questa terra di confine che porta ancora i segni di tragiche esperienze di guerra e di violenza, ma che è anche crocevia di dialogo interculturale, ecumenico e interreligioso”, si legge nel testo firmato e letto dai tre presidenti delle rispettive Conferenze episcopali: Matteo Zuppi per l’Italia, Andrej Saje per la Slovenia, Dražen Kutleša per la Croazia. “Non a caso, san Giovanni Paolo II definì Gorizia ‘la porta dell’Italia, che pone in comunicazione il mondo latino con quello slavo: porta aperta sull’Est europeo e sull’Europa centrale’ (2 maggio 1992)”. “La nostra preghiera parte da questo territorio, si estende a tutti i Balcani e si allarga fino ad unire, in un unico abbraccio, Terra Santa, Ucraina e tutte le altre zone insanguinate dalla guerra”, l’appello conclusivo delle tre Chiese.