Conflitto israelo-palestinese: Salvarani al Sae, “smaschera debolezze e contraddizioni della nostra società. Non ci stiamo educando a guardare il dolore dell’altro”

(Foto Laura Caffagnini per il Sae)

“Oggi la priorità assoluta è fermare questo massacro insopportabile. La nostra solidarietà con le vittime è la solidarietà con noi stessi. Non è solo il suicidio di Israele, ma è il suicidio del mondo”. Una chiamata all’impegno è emersa dalla tavola rotonda “Uno sguardo su Israele e Palestina” – all’interno della 61ª sessione di formazione del Sae in corso a Camaldoli – a cui hanno partecipato la storica Anna Foa, in collegamento video da Roma, e l’imam di Firenze Izzedin Elzir, introdotti da Brunetto Salvarani, presidente dell’associazione Amici di Neve Shalom Wahat al-Salam.
L’appello a porre fine a quello che è stato definito “uno stillicidio di insensatezza e di dolore” – e di cui sono stati ricordati il massacro del 7 ottobre, le uccisioni di bambini e bambine a Gaza, gli omicidi in Cisgiordania – viene dai protagonisti della tavola rotonda e dalle voci di chi si è messo in ascolto ed è intervenuto nel dibattito.
“Ci sentiamo impotenti, vorremmo gridare, ma sappiamo che sarebbe inutile. Allora per fare un passo avanti abbiamo voluto ascoltare due protagonisti dell’impegno per il dialogo e la ricerca della pace”, ha esordito Salvarani che ha anticipato gli interventi dei due ospiti, sottolineando come il conflitto israelo-palestinese sia “una situazione rivelativa che smaschera debolezze e contraddizioni della nostra società” e come ancora prima del 7 ottobre sia avvenuto “il ripristino nei mass media dello schema dello scontro di civiltà che pensavamo di avere messo da parte. Di riflesso, i già faticosi processi di dialogo interreligioso, l’integrazione virtuosa tra cristiani e musulmani, ma non solo, anche in Italia hanno subito una brusca frenata. Credo che avesse ragione il card. Carlo Maria Martini quando, tornando da un viaggio in Israele nel 2013, diceva: ‘Ogni popolo guardi il dolore dell’altro e la pace sarà vicina’. Il problema è che non ci stiamo educando a guardare il dolore dell’altro”.
Nel concludere, Brunetto Salvarani ha ricordato le parole di un grande amico del Sae, Bruno Segre, ebreo laico, uomo di pace, che scriveva negli ultimi anni della sua vita: “Tutti quei sassi sui quali si commuove mezzo mondo – ebrei, cristiani e musulmani – li renderei volentieri innocui facendone un ideale grande museo. La vita di un bambino, che sia ebreo, arabo, buddhista o figlio di uno sciamano, vale più di tutta quella cianfrusaglia sulla quale ci stiamo sbranando da generazioni. È ora di finirla. Soprattutto in ragione del fatto che il mondo, per chi non se ne fosse accorto, è una barca che sta affondando, e su quella barca stiamo navigando tutti insieme”.

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