Tra il 2021 e il 2022, il numero di vittime della tratta di esseri umani è aumentato del 20,5% rispetto ai due anni precedenti; per il 54% si tratta di persone di Paesi non Ue, per il 65% donne. Il 49% delle vittime sono sfruttate sessualmente; di queste, il 92% sono donne e ragazze. Anche le vittime di sfruttamento lavorativo sono cresciute del 51%, con il 70% delle vittime di sesso maschile. La tratta di minori, che rappresenta il 19% di tutte le vittime di tratta nell’Ue, rimane una grave forma di sfruttamento umano. Questi sono alcuni dati contenuti nella quinta relazione della Commissione europea sui progressi compiuti nell’Ue nella lotta alla tratta di esseri umani (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/DOC/?uri=CELEX:52025DC0008) con dati relativi al biennio 2020-2021 e una analisi delle azioni anti-tratta dal 2021 al 2024. Il numero delle vittime (17.248 nel 2022) è aumentato – ma non ancora corrispondente al dato reale – in ragione della “migliore individuazione delle vittime”, si spiega. I progressi compiuti dall’Ue nel rafforzamento della sua lotta contro la tratta, in ambito giuridico, politico e operativo, non sono bastati a rispondere alle sfide: resta basso il numero di procedimenti penali e condanne, la difficoltà nella raccolta di prove e la crescita di vittime e trafficanti online. Tra le nuove sfide, spiega la relazione, nuove forme di sfruttamento e il legame con organizzazioni criminali di alto livello. La criminalità forzata e l’accattonaggio forzato, rappresentano il 14% di tutte le vittime. Nel luglio 2024 è entrata in vigore una revisione della direttiva anti-tratta del 2011 e prevede norme più severe, nuovi strumenti per le autorità pubbliche, un migliore supporto alle vittime. La direttiva prevede inoltre che entro il luglio 2028 i Paesi Ue dovranno adottare piani nazionali anti-tratta.