Radio Vaticana: mons. Viganò (Fondazione Mac), “con la sua fondazione il piano di modernizzazione della Chiesa voluto da Pio XI si trovava perfettamente calato nel programma di ri-cristianizzazione della società”

“A ben vedere il giorno dell’avvio ufficiale di Radio Vaticana è una di quelle date che, nel calendario della storia, funzionano da catalizzatori di plurimi significati, momenti prismatici in cui convergono in poche ore le tante traiettorie di vicende apparentemente distanti. Il momento inaugurale venne infatti inserito nell’ambito di un mosaico di eventi tenutisi tutti a poche ore di distanza: la sera precedente le cerimonie per il secondo anniversario della Conciliazione tra la Santa Sede e lo Stato italiano; la mattina del 12 febbraio la solenne cappella papale celebrata presso la Sistina in occasione del nono anniversario dell’incoronazione di Pio XI; il pomeriggio, poco dopo l’inaugurazione tecnica della trasmissioni in onda corta della radio presso la stazione trasmittente nei giardini vaticani, la cerimonia ufficiale di inaugurazione della radio che si tenne presso la Casina Pio IV sede della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei (oggi delle Scienze), momento nel quale – con il placet di Papa Ratti – lo scienziato venne accolto quale socio dell’Accademia stessa”. Lo ha ricordato questa mattina mons. Dario Edoardo Viganò, vicecancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze sociali e presidente della Fondazione Mac, intervenendo all’evento “Guglielmo Marconi: Radio Vaticana e i primi film sonori di Pio XI” che si è tenuto all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.
Viganò, commentando alcune immagini e alcuni estratti dei primi film sonori realizzati in Vaticano, ha sottolineato come la data del 12 febbraio 1931 sia stata una “data fondamentale nella storia personale di Guglielmo Marconi, nella storia della relazione radio e Santa Sede, e anche un momento molto significativo nel rapporto tra la Santa Sede e il cinema” anche se dell’inaugurazione di Radio Vaticana non esistono filmati che documentino l’evento ma solo che lo raccontano. Questo anche perché Pio XI fin dal 1925 dispose che non ci fossero riprese durante gli eventi liturgici da lui presieduti e perché – ha notato – fu lui stesso ad “impedire che altri Istituti che non fossero l’Istituto Luce potessero riprendere l’attività del Papa”. Ma “nel 1931 mancava ancora la conversione al sonoro che all’Istituto Luce arrivò solo due anni dopo, nel 1933” con molto ritardo rispetto al resto del mondo.
Il vicecancelliere ha inoltre evidenziato come “il piano di modernizzazione della Chiesa” voluto da Ratti “attraverso la radio si trovava perfettamente calato nel programma di ri-cristianizzazione della società”. Nella cornice della “conciliabilità tra le scienze moderne e la rivelazione divina”, secondo Pio XI “la radio poteva diventare lo strumento in grado di diffondere la lingua di Roma, creando un canale diretto tra la Santa Sede e i fedeli di tutto il mondo, facendo sentire a loro la voce autentica e personale del Papa.

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