“Non è una semplice congiunzione a legare comunicazione e missione, ma la consapevolezza di un’identità da cui deriva l’azione nel presente e nel futuro”. Ne è convinto Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali, intervenuto al convegno “A vent’anni dal Direttorio Comunicazione e Missione. Storia e prospettive del legame tra Chiesa italiana e comunicazioni sociali”, in corso alla Pontificia Università Lateranense. Nel rileggere i vent’anni seguiti alla pubblicazione del Direttorio “Comunicazione e missione”, secondo il direttore dell’Ufficio Cei, “bisogna tener conto dei quattro decenni che l’hanno preceduta e che hanno inciso sul rapporto tra Chiesa e comunicazione”, nei quali si riconosce a quest’ultima “piena cittadinanza tra le principali attenzioni nella missione della Chiesa”, a partire dal Decreto conciliare Inter Mirifica. In questa prospettiva, il Direttorio rappresenta “uno snodo importante sia per la distanza temporale dal Decreto conciliare sia per la volontà di far evolvere l’approccio sulla materia: l’impegno, cioè, a scoprire il dinamismo di comunione su cui si fonda ogni atto comunicativo”. Secondo Corrado, il tema “della responsabilità di chi comunica e, soprattutto, della sua credibilità, è la chiave di una comunicazione essenziale che non cerca il facile successo”, perché come si legge nel Direttorio, è “da una comunicazione autentica ed efficace” che “dipende, in larga parte, anche il modello di Chiesa che si intende proporre e la sua capacità missionaria”. Di qui la necessità di “un piano pastorale integrato, in cui la comunicazione è parte dell’azione pastorale e, in modo performativo, attraversa, sintetizza e rilancia qualsiasi iniziativa”.