“L’Europa è storicamente vicina al Medio Oriente e ha tutti gli strumenti per comprenderne la complessità, ma su Gaza ha scelto di non usarli”. È una posizione piuttosto critica quella adottata da Pierbattista Pizzaballa, cardinale di Gerusalemme dei Latini, intervenuto in videocollegamento alla Conferenza europea per la libertà e la democrazia organizzata dal Parlamento europeo a Ventotene lo scorso fine settimana. Costruire la pace tra Israele e Palestina andando oltre l’orrore della guerra e dell’emergenza umanitaria. Questo il tema al centro del dibattito sulla piccola isola pontina, con un focus proprio sul ruolo dell’Ue. “Quello che accade qui in Terra Santa è una cartina al tornasole delle relazioni tra Occidente e Medio Oriente. L’Europa ha strumenti per parlare non solo di pace in maniera astratta, ma per custodirla con strumenti concreti”. Il problema, sostiene Pizzaballa, sta nell’assenza di una volontà politica comune: “L’Europa politica non c’è, è un aggregato di nazioni che custodiscono con gelosia la propria autonomia. È un momento di crisi culturale e ideologica”. Un primo passo è avvenuto lo scorso 11 settembre con la risoluzione del Parlamento europeo per chiedere agli Stati membri il riconoscimento dello Stato di Palestina e la sospensione degli accordi commerciali con Israele. “Una risposta tardiva, ma un primo passo: in questo ginepraio è giusto mettere punti fermi, dire sì e no molto chiari, finora espressi con timidezza, perché quel che accade a Gaza sta superando ogni linea rossa”. Infine, una considerazione sulla presenza e sul ruolo di Hamas nella regione: “Non saranno le bombe a far cessare Hamas, è necessaria un’alternativa politica preparata per girare pagina a Gaza e in Cisgiordania”.