Inizio anno scolastico: mons. Savino (Cassano all’Jonio), “non fate della scuola un rifugio di pigrizia ma un cantiere di sogni”

Invita a raccogliere “insieme una parola che ci accompagni come luce discreta e come grembo accogliente, una parola semplice ed insieme infinita: Casa”, il vescovo di Cassano all’ Jonio, mons. Francesco Savino, nel suo messaggio alla comunità scolastica all’inizio dell’anno scolastico. “La casa – scrive il presule – è il luogo degli inizi, quel grembo che custodisce, quel focolare che accoglie; la casa è la tenda di Abramo aperta ai forestieri, il posto in cui chi giunge stanco trova l’acqua e trova il pane. Ognuno di noi, quando chiude gli occhi e pensa al proprio luogo interiore, custodisce un’immagine di ‘casa’ con la promessa di una famiglia accogliente, di un posto sicuro perché la casa non è solo un edificio: è l’esperienza del sentirsi accolti, riconosciuti, custoditi. È il ventre da cui siamo partiti e il porto a cui continuiamo, segretamente, a fare ritorno”. Il desiderio del presule calabrese è che la scuola, “quest’anno più che mai, fosse questo: una casa viva, il luogo in cui vi sentiate, come comunità scolastica, attesi, chiamati per nome, riconosciuti e riconosciute. Una casa costruita sul dialogo, sul silenzio rispettato, sui volti che diventano compagni di viaggio”. Mons. Savino evidenzia che mentre noi apriamo registri, zaini e libri, altri bambini ed altri ragazzi “come voi, nati nella parte sbagliata del mondo, aprono le finestre su un cielo che crolla, imparano l’alfabeto delle sirene, delle bombe e conoscono, ahimè, la grammatica della paura. Per loro la casa non è rifugio ma rovina, non è un abbraccio ma è un esilio. Sotto il nostro stesso cielo, altri nostri fratelli e sorelle, stanno crescendo con la nostalgia di una dimora e non proveranno mai quella sensazione da ‘primo giorno di scuola’, che molti di voi stanno assaporando in questo momento”. Da qui la missione: “fate della scuola una casa che resiste al buio, che non esclude ma accoglie, che non giudica ma rialza, che non conosce confini ma ponti”. “Non fate della scuola – aggiunge mons. Savino –  un rifugio di pigrizia ma un cantiere di sogni, un focolare di umanità dove ci si incontra e ci si forma; rendetela tavola e laboratorio, chiamatevi e chiamate gli altri per nome, sentitevi riconosciuti con la vostra dignità e accompagnati nella vostra crescita. La vera sapienza non si riduce ad un cumulo di nozioni: è arte del costruire spazi, dell’abitare insieme, del trasformare i muri in porte e le distanze in dialogo”.  Rivolgendosi ai docenti evidenzia che  “voi siete come architetti e custodi di questa dimora: il vostro insegnamento è fondamento su cui i giovani potranno edificare solide strutture per il futuro” e ai collaboratori “siete le mura silenziose ma indispensabili della casa: senza il vostro servizio discreto e fedele questo edificio non avrebbe stabilità”. E ai dirigenti: “a voi è affidato un compito alto e discreto, simile a quello del costruttore che veglia sulle fondamenta di una casa. Voi non siete semplici amministratori, ma padri e madri che tracciano sentieri, che reggono le travi perché l’edificio non vacilli, che sanno guardare oltre l’oggi per custodire il domani”. “All’inizio di quest’anno, dunque  – conclude il presule – mi piace augurarvi di imparare a dimorare nella scuola come in una casa: non siate ospiti distratti, ma figli che trovano posto, che portano doni, che non temono di appartenersi gli uni agli altri. Con la grazia di Dio diventeremo insieme un luogo ancora più luminoso, capace di resistere alle intemperie e di generare futuro”.

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