“L’appello dei vescovi per le aree interne trova piena applicazione nell’opera di riparazione e sostegno economico e sociale del cratere sisma 2016. L’allarme dei vescovi sui pericoli di una desertificazione delle aree interne contiene la richiesta alle istituzioni di un forte impegno per diminuire le disuguaglianze e i divari che vivono gli abitanti di queste zone. Al centro di questa riflessione c’è il ruolo delle comunità che non possono essere lasciate sole”: lo ha detto il commissario alla ricostruzione Guido Castelli commentando la lettera aperta al Governo e al Parlamento diffusa dai vescovi delle aree interne al termine del loro convegno annuale. “L’area del cratere sisma 2016 – spiega il commissario – è un concentrato dei rischi che colpiscono le aree interne, dove l’emergenza post sisma accelera i processi disgregativi e la scarsa consapevolezza per il futuro e la rassegnazione minano gli enormi sforzi per la ricostruzione”. Per queste ragioni, rimarca Castelli, “l’attenzione al Terzo Settore, ai servizi sociali e alla persona, al lavoro e all’inclusione riguarda la funzione stessa della Struttura commissariale sisma 2016, che affianca alla ricostruzione anche la responsabilità della riparazione e della ripresa economica e sociale”. “Nel cratere sisma 2016 – afferma il commissario – stiamo dando seguito all’appello dei vescovi di sostenere le realtà territoriali per progetti che promuovano la coesione sociale e favoriscano la ‘restanza’. I nostri sforzi sono indirizzati a creare le migliori condizioni affinché le persone, soprattutto giovani, scelgano di rimanere e costruire il proprio futuro nei luoghi in cui sono nati. “Anche noi, come i vescovi – conclude Castelli –, facciamo nostre le parole del profeta: ‘Figlio dell’uomo, ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele’, il nostro impegno è ricostruire in sicurezza le abitazioni e assicurare le condizioni per mantenere le comunità dell’Appenino centrale che svolgono un ruolo fondamentale per tutta la Nazione perché, come giustamente ricordano i Vescovi, un territorio non presidiato dall’uomo è sottoposto a una pressione maggiore delle forze della natura, con il rischio – per nulla ipotetico – di favorire nuovi e sempre più vasti disastri ambientali, senza contare il rischio della perdita di parte di quell’immenso patrimonio artistico architettonico che fa dell’Italia intera un museo a cielo aperto”.