“Pippo Baudo è stato un grande cerimoniere ed educatore della televisione italiana, capace di allietare le giornate degli italiani e, al contempo, insegnare qualcosa di più”. È il ricordo di mons. Dario Edoardo Viganò, vicecancelliere della Pontificia Accademia delle scienze e delle scienze sociali, alla notizia della morte del conduttore. “Nel 2013 ho scritto un libro dedicato ai cinquant’anni del decreto conciliare Inter mirifica. La presentazione si è svolta alla Camera dei deputati e ho pensato di invitare Pippo Baudo. Quel documento segnava la consapevolezza della diffusione del sistema dei media di massa con l’evidente ricaduta sociale. La Rai – sottolinea – aveva accompagnato lo straordinario evento religioso, culturale e mediale che fu il Concilio Vaticano II”. Baudo, ricorda mons. Viganò, “accetta l’invito e spiega come la Rai fungesse da mediatrice sociale e culturale, rendendo oggetto di dibattito pubblico anche un evento come il Concilio”. Il prelato evidenzia “la statura imponente di Baudo, non solo fisicamente ma culturalmente: conduttore, autore, presentatore, educatore. Insieme a Mike Bongiorno, Corrado, Raffaella Carrà, Costanzo e Mina ha contribuito a unificare la lingua italiana, accompagnando il Paese nella sua crescita sociale e culturale”. Tra i talenti scoperti da Baudo, Viganò cita Baglioni, Ramazzotti, Pausini e Giorgia. “È un uomo dotto, gentile, fermo nelle sue decisioni – conclude –. La sua morte si veste anche di nostalgia, perché rappresenta un’epoca conclusa. Lo ricordo ancora, all’università telematica Uninettuno, mentre si mette al pianoforte, circondato da giovani studenti, per concludere con una suonata. Ciao, Pippo”.