A Roma è presente anche un folto gruppo della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23), fondata da don Oreste Benzi, giovani che porteranno la loro testimonianza di vita in una biblioteca vivente, in cui i ragazzi saranno dei “libri” in carne ed ossa a disposizione dei lettori. Nel catalogo della biblioteca ci sono, tra gli altri, Marta, 25 anni, che aiuta i senza tetto, Sebastiano, 34 anni, che è volontario in Ucraina con il Corpo di pace Operazione Colomba, Marianna, 32 anni, missionaria in Marocco, Rocio, 22 anni, che ha svolto il Servizio civile all’estero. La biblioteca vivente si terrà oggi, venerdì 1° agosto, in piazza Farnese a Roma dalle 18 alle 23 e sabato 2 agosto presso la chiesa di San Gregorio, nell’omonima via, dalle ore 9 alle 12.

(Foto Apg23)
Un libro sarà anche Valentina Di Capua, 29 anni, di Udine, oggi missionaria in Romania con i senzatetto di Bucarest. “A Udine insegnavo in una scuola superiore – racconta Valentina – e vivevo nella casa famiglia di Latisana. Di giorno andavo a scuola e poi tornavo in casa famiglia. Avevo un buon lavoro, stavo comprando casa e la banca mi aveva già concessa il mutuo. Poi nell’estate del 2023 andai in Romania per un ‘campo fuori le mura’: tre settimane a contatto con i poveri. Lì, lungo le strade polverose di Bucarest, mi innamorai della vita con i poveri. Tornata a casa capii che c’era qualcosa che non andava nella scelta di comprare la casa. Mi fidai del Signore e svoltai la mia vita”. Appena tornata a casa, prosegue, “rinunciai al mutuo e mi licenziai dal lavoro, lasciando sbigottiti i miei colleghi. Il 5 settembre, memoria di Santa Teresa di Calcutta, cui sono particolarmente legata, partii per la Romania”. Una scelta improvvisa e radicale che ricalca quel messaggio che era solito ripetere don Oreste Benzi, “non perdere la coincidenza col Signore che passa”. “Il momento più bello e commovente – continua – fu quando i miei genitori vennero a trovarmi in Romania. Inutile dire che i ‘miei’ non condividevano questa scelta. Ma quando mio padre vide come accudivo Lele, un ragazzo con una gravissima disabilità e che era stato abbandonato, mi disse: ‘Adesso ho capito'”.