“Non siamo turisti spirituali. Siamo pellegrini di significato. Arriviamo con zaini pieni di dubbi, ferite, canti e speranza. E con una certezza nel cuore: Cristo è vivo. E ci chiama”. Comincia così il “Manifesto dei giovani cristiani d’Europa”, letto oggi in più lingue nella basilica di Santa Maria in Trastevere, dopo un momento di preghiera per la pace presieduto da mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione. Quella compiuta dal Manifesto a Roma, in occasione del Giubileo dei giovani, è la prima tappa di un percorso che, nel 2027, lo porterà a Santiago, per poi arrivare nel 2033 a Gerusalemme, nell’anno in cui si celebreranno duemila anni dalla Risurrezione di Cristo. L’iniziativa, originata dalla Conferenza episcopale spagnola, è sostenuta dal Ccee e da numerose Conferenze episcopali, diocesi, parrocchie e movimenti ecclesiali in tutta Europa.

(Foto Nicolais/SIR)
“Scegliamo di camminare – scrivono i giovani – perché seguire Cristo non significa restare fermi. Significa lasciarsi alle spalle la comodità, il cinismo e il ‘non mi interessa’. Significa mettersi in cammino. Da Roma andremo a Santiago de Compostela. Da Santiago de Compostela a Gerusalemme. E da lì… al mondo. Scegliamo di annunciare. Non con discorsi vuoti, ma con vite autentiche. Con musica, social media, arte, silenzio, presenza. Con una fede che non impone, ma propone”. “Chiediamo alla Chiesa di fidarsi di noi”, l’appello: “Di permetterci di sbagliare, di servire, di crescere. Di offrirci cammini veri, comunità vive, pastori che camminano con noi. Chiediamo ai giovani del mondo: non placate la vostra sete. Non accontentatevi di una vita senza verità”. “Da Roma proclamiamo: Gesù è il Signore! Siamo la sua generazione! Siamo la sua Chiesa! Non siamo un esperimento. Non siamo un’appendice. Siamo il dono di Dio al mondo”. Dopo la proclamazione ufficiale del Manifesto, i giovani presenti si sono messi in cammino verso il Circo Massimo, dove stanno affluendo anche i loro coetanei per la giornata giubilare delle confessioni, con le apposite tende – munite anche di un sistema di refrigerazione – in cui troveranno posto, alternandosi fino alle 18, circa mille sacerdoti.