Cosa significa oggi avere coscienza? È questa la domanda che ha abitato uno degli appuntamenti mattutini del Giubileo, nella cornice dell’iniziativa “12 parole per dire speranza”. Nella chiesa della Natività di Nostro Signore, i giovani hanno riflettuto sulla parola “coscienza” guidati dalla testimonianza di Vittoriana Sanitate e Pilar Shannon Perez Brown, delegate del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, e dall’intervento dell’arcivescovo di Ferrara‑Comacchio, mons. Gian Carlo Perego. “Coscienza è guardarsi dentro – ha detto Vittoriana – è interrogarsi con coraggio su dove si è, dove si vuole andare e come ci si sta andando. Ma è anche chiedersi: sto avanzando a discapito degli altri? Sto servendo la mia comunità?”. Accanto a lei, Pilar, con uno sguardo altrettanto concreto e appassionato anche in virtù della sua esperienza con la politica, ha evocato l’importanza di mettersi in cammino nonostante i dubbi, dando voce a quell’impegno silenzioso che nasce nelle parrocchie, nei quartieri, tra i banchi di università e nel volontariato. Mons. Perego, attingendo alla sapienza della Gaudium et Spes ha sottolineato: “Non possiamo separarci dal mondo. La nostra coscienza deve leggere i segni dei tempi: migranti, giovani, anziani, malati, poveri… e trasformarli in segni di speranza”. E ha chiuso con un monito attualissimo: “L’intelligenza artificiale è senza coscienza. L’intelligenza umana, invece, è cosciente. Solo da questa nasce vera libertà e fraternità”.