Oggi i giovani delle due diocesi di Vicenza e Treviso hanno vissuto la prima catechesi, proposta dal vescovo di Vicenza, mons. Giuliano Brugnotto, che ha toccato il tema del pellegrinaggio. Ha indicato subito l’esempio di Nicolò Guarrarera, che da quasi 5 anni sta facendo il giro del mondo a piedi, in compagnia solo di “Ezio”, il suo carrellino porta tutto. Mons. Brugnotto ha citato le parole stesse del giovane vicentino: “Perché proprio a piedi? Quando si viaggia si cerca qualcosa che normalmente non riusciamo ad afferrare, un elemento che sfugge alla quotidianità e che per questo diventa tanto prezioso quando lo troviamo. Lentezza, se penso a qualcosa che manca nella vita di tutti i giorni è: lentezza. È la chiave per accedere ad un contatto speciale con luoghi e persone, è la qualità che permette di costruire storie ed esperienze che un giorno si chiameranno ricordi. Camminare è il modo più naturale per spostarsi da un luogo all’altro, si avanza ascoltando il ritmo del corpo, seguendo quello del giorno: perché non avviarsi così, alla scoperta del nostro pianeta?”.
E poi un altro giovane è stato portato come esempio dal vescovo, quello che è stato raccontato dal film “Into the wild” e che, dopo essersi allontanato dal mondo alla ricerca della felicità, lascia un appunto come essenza di tutta la sua ricerca: “La felicità è autentica solo se condivisa”.

Il terzo punto è stato quello del popolo di Israele, popolo sempre in cammino, che spesso è descritto nella Bibbia come “forestiero”. L’esperienza dell’esodo è diventata l’occasione di un vero cammino di liberazione per Israele, libertà dalle cose più grandi a quelle più piccole, così da giungere all’essenziale.
Non poteva mancare il viaggio di Gesù, Verbo Divino disceso dal cielo, che ha vissuto viaggiando, fin da quando, bambino, è stato portato a Gerusalemme dai suoi genitori… Da adulto poi ha vissuto con i suoi discepoli un viaggio, non solo fisico, che ha portato ognuno di loro, anche le donne, ad una continua scoperta interiore.
Infine, il vescovo Brugnotto ha indicato ai giovani alcuni elementi caratteristi dei pellegrini, invitandoli anche a scoprirli in questi giorni a Roma: il bastone, simbolo della fede perché aiuta nei momenti di fatica; la bisaccia che ricorda la carità perché, anticamente, conteneva qualche bene, anche economico, da condividere con quanti si sarebbero incontrati lungo la strada; il mantello, segno della speranza, perché protezione contro le intemperie; il cappello, così da avere sulla testa le immagini dei testimoni scelti per imitarli.
Prima dei gruppi di condivisione, sono state consegnate tre domande ai giovani: c’è una domanda che mi guida nel cammino? siamo seguaci di Gesù? qual è l’elemento essenziale del cammino per me?
Al termine della condivisione, ogni gruppo ha portato una scarpa (di uno di loro) orientata verso l’esterno della chiesa, per indicare il senso del camminare e di una chiesa in uscita, così da continuare a portare il messaggio di Gesù, tanto che la “catena” di scarpe è iniziata dalla croce.
