
(Foto Siciliani – Gennari/SIR)
“Chiedo a voi di accompagnare con la vostra vita la Chiesa. È la Chiesa che deve ascoltarvi. Siamo Chiesa e voi siete la voce profetica di una Chiesa in uscita”. Con un fortissimo applauso gli oltre mille giovani riuniti nella parrocchia romana di Ognissanti hanno accolto queste primissime parole pronunciate questa mattina dal card. Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli. “Voi giovani – ha quindi aggiunto Battaglia – siete anche quell’area di riserva per chi fatica oggi a credere in voi perché non sanno che credere in voi significa scommettere sull’inedito di un Dio che non invecchia mai. Non fatevi mai dire che siete il futuro perché voi oggi, adesso, siete il presente”. Nel parlare quindi della parola “abbraccio” a cui la catechesi era dedicata, il card. Battaglia ha in realtà esordito nel parlare degli “abbracci mancati”. “Quante volte sentiamo il bisogno di essere abbracciati e nessuno lo fa. Quante volte ci sentiamo invisibili e quante volte non siamo noi stessi capaci di abbracciare chi ci sta accanto”.

(foto sir)
È a questo punto che la “catechesi” si trasforma in testimonianza. Il cardinale ha cominciato a raccontare – non nascondendo anche momenti di forte commozione – la storia di abbracci speciali che “mi hanno cambiato la vita e il mio modo di essere prete”. Il primo è legato a Stefano, un ragazzo malato di Aids, “in un tempo in cui la malattia era solo contagio”. Una notte a parlare con lui che si concluse con un abbraccio e con l’inizio di una amicizia durata fino alla sua morte. “Gli tenevo le mani quando mi disse: questa vita è bellissima e vale la pena viverla e viverla fino in fondo”. Poi c’è la storia di Marta, una ragazza tossicodipendente che per pagarsi le dosi di eroine, vendeva il proprio corpo. Con lei l’arcivescovo fa esperienza che anche nelle storie più difficili e torbide, c’è sempre un “riflesso di cielo che non va via. È il riflesso dell’amore di Dio nella nostra vita”. “Le persone grandi – dice Battaglia – non sono quelle che non sbagliano mai. Ma sono quelle che riconoscono i propri errori e trovano sempre la forza di ricominciare”. E conclude: “Ognuno di noi è un sogno di Dio ed è un sogno bellissimo”.

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