“Deploriamo profondamente l’intervento di agenti di polizia che hanno cercato di censurare un legittimo segno di denuncia evangelica, in un contesto pacifico, religioso e rispettoso”, ha sottolineato la Conferenza dei religiosi del Paraguay (Conferpar) dopo i fatti accaduti nei giorni scorsi, quando la Polizia è intervenuta durante un pellegrinaggio, nel corso del quale un religioso partecipante aveva mostrato un cartello in cui chiedeva la riforma del trasporto pubblico. La Conferpar risponde, così, alle dichiarazioni del commissario Ricardo Chaparro e del viceministro della Sicurezza interna, Óscar Pereira, sull’intervento della polizia e il tentativo di censura. Secondo la nota, l’azione della polizia è avvenuta in un “contesto pacifico, religioso e rispettoso” e rappresenta un grave precedente per la libertà di espressione nel pPaese.
La Conferpar ha ribadito che la processione era un autentico gesto di fede, che univa “la nostra preghiera e riflessione con la realtà concreta del popolo paraguayano”. Hanno sottolineato di essere parte della gente, condividendone “dolori, aneliti e speranze”, e che camminare per le strade con canti, silenzi e anche cartelli è parte della loro espressione di fede e del loro modo di “fare presente il clamore dei più umili”. Di conseguenza, non si è trattato, come ha invece affermato il commissario Chaparro di una “snaturalizzazione dell’atto religioso” Al contrario, “la fede cristiana è profondamente incarnata e impegnata, e non può silenziarsi di fronte alle ingiustizie che colpiscono migliaia di paraguayani e paraguayane”.