Ricorre oggi il primo anniversario della morte dei 5 lavoratori coinvolti nella deflagrazione del deposito Eni di Calenzano (Firenze). A ricordarlo è l’Anmil: “L’inchiesta, coordinata dal procuratore Luca Tescaroli, ha iscritto sul registro degli indagati 9 persone: sette dirigenti Eni e due affiliati all’impresa appaltatrice Sergen che stava realizzando dei lavori sull’impianto. Seguendo i dettami della ex Legge 231 sulla responsabilità delle persone giuridiche, perfezionata e iscritta nella coscienza collettiva grazie al percorso giudiziario alla strage ThyssenKrupp di Torino da pochi giorni ricordata, anche la stessa Eni Spa è oggi sotto inchiesta”.
L’Anmil di Firenze ha voluto ricordare la perdita di Davide Baronti, Franco Cirelli, Carmelo Corso, Vincenzo Martinelli e Gerardo Pepe, nonché il ferimento di altri 28 lavoratori, partecipando insieme al Comune di Calenzano alla realizzazione di un monumento dedicato a tutte le vittime dell’esplosione che verrà inaugurato oggi alle ore 15 in via Prato (altezza via Larga). La vicepresidente nazionale dell’Anmil Graziella Nori interverrà nel corso della cerimonia che sarà seguita, alle ore 16, da un momento di riflessione collettiva presso il Palazzetto dello Sport di Calenzano per concludersi, alle ore 21.30 presso il Teatro Manzoni, con la rappresentazione dello spettacolo “Una stella mattutina” incentrato sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro.
“La presenza odierna dell’Anmil in questa giornata non vuole limitarsi al cordoglio della commemorazione delle vittime della strage dello scorso anno, bensì portare al centro dell’azione istituzionale la richiesta di concretezza. Le recenti stragi di Calenzano, Brandizzo, Esselunga di Firenze, Suviana, Casteldaccia, Toyota di Bologna devono scuotere le coscienze individuali e collettive nel lungo termine, senza concessione di sosta o distrazione”, dichiara il presidente nazionale dell’Anmil, Antonio Di Bella.
“Non ci è concesso dimenticare oggi che il disastro avvenuto lo scorso anno in questi luoghi ha come protagonista un grande Ente a partecipazione statale, un colosso multinazionale per il quale non sussiste alcuna retorica relativa alle carenze di risorse economiche da destinare alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro spesso utilizzata nell’ambito della piccola e media impresa – sottolinea Di Bella -. Il dramma risiede dunque nella mancata volontà di controllare correttamente competenze, attuazione dei protocolli e bontà degli investimenti”.
“Ciò che è accaduto lo scorso anno in questo territorio non rientra nel regime dell’inevitabile, ma nella piena responsabilità di un metodo disordinato e criminale che non può e non deve ripetersi. La frammentazione degli organi ispettivi e di vigilanza che vige nel nostro sistema attuale deve essere oggetto immediato di revisione da parte delle istituzioni. Se Ispettorato del lavoro, Asl e Agenzia regionale per la protezione ambientale avessero condotto dei controlli sinergici e coordinati dalla condivisione di una banca dati trasparente ed accessibile a tutte le parti – conclude – probabilmente i morti che stiamo ricordando quest’oggi sarebbero intenti a progettare il prossimo Natale con le loro famiglie”.