L’amministrazione Trump ha emanato almeno 12 ordini esecutivi e “modificato le leggi sull’immigrazione in modo così profondo da ridefinire la sicurezza delle frontiere, l’applicazione delle leggi sull’immigrazione e l’accesso ai percorsi legali”. Lo ha segnalato questa mattina a Roma padre Alejandro Olayo-Mendez S.J. docente al Boston College, nel suo intervento al convegno ospitato dalla Pontificia Università Gregoriana per la presentazione del IX rapporto della Fondazione Migrantes sul diritto d’asilo. Per la prima volta il Report dedica un focus agli Stati Uniti. Questi cambiamenti hanno colpito “le comunità di persone di origine straniera in tutto il Paese, compresi migranti, i richiedenti asilo, i lavoratori con visto, gli studenti e i titolari di carta verde – ha aggiunto -, alterando i modelli migratori in America Latina, innescando casi di migrazione di ritorno e lasciando altri migranti bloccati lungo le rotte”. Inevitabili le conseguenze. A livello nazionale “si è registrato un aumento delle retate, delle detenzioni – spiega padre Alejandro – e delle espulsioni di immigrati”, mentre in ambito internazionale “si sono verificati cambiamenti nei modelli migratori, tra cui un aumento della migrazione di ritorno”. “Per comprendere gli effetti delle politiche migratorie di questa amministrazione, è necessario riflettere su due considerazioni – ha precisato Olayo-Mendez -: le politiche migratorie ‘severe’ hanno spesso effetti a breve termine poiché i flussi migratori tornano regolarmente ai livelli precedenti; i social media e i mezzi di informazione sostengono una narrativa che vede i migranti come minacce e come nemici”.