“Non siamo viandanti smarriti, ma pellegrini verso una patria. La speranza non ci rende spettatori passivi, ma chiamati ad attendere e al tempo stesso ad affrettare la venuta del Signore con una vigilanza serena e operosa”. Padre Roberto Pasolini, predicatore della Casa pontificia, ha cominciato così la prima predica di Avvento, tenuta in Aula Paolo VI alla presenza del Santo Padre e della Curia romana. Commentando l’episodio biblico del diluvio e in particolare il versetto “non si accorsero di nulla”, il religioso si è chiesto: “Di cosa debbiano accorgersi? Che la Chiesa è chiamata ad essere strumento di salvezza, che la pace rimane un miraggio in molte regioni del mondo, che l’avvento dell’intelligenza artificiale sta amplificando la tentazione di un umano senza limiti e senza trascendenza”. Tutto ciò, per Pasolini, “è importante ma non sufficiente, c’è qualcosa di più decisivo: la direzione in cui il Regno di Dio si nuovo”. Ogni generazione, in altre parole, deve accorgersi “della grazia di Dio che ormai è apparsa e che noi la conosciamo, dono salvezza che la Chiesa celebra e offre al mondo”. “Di questa grazia viviamo ogni giorno, ma con il passare del tempo il cuore perde slancio e vigore”, il monito del cappuccino: “È il rischio della fede: diventare così familiari a Dio da darlo per scontato, dimenticando che fin dai giorni di Noè Dio pazientava con noi e con tutti. È il mistero di un Dio che, attingendo al suo infinito amore, continua a restare davanti alla sua creazione con fiducia, nell’attesa che i giorni migliori possano e debbano ancora venire”.