Diocesi: mons. Carbonaro (Potenza), “non è dando un pacco in più che risolveremo la povertà, ma ascoltando, progettando insieme ed educando a dare e ricevere”

“Le Caritas non sono centri operativi o amministrativi delle povertà, ma Centri di ascolto, perché qui si ascolta con le orecchie e con gli occhi”. Lo ha ricordato l’arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, mons. Davide Carbonaro, commentando i dati del Rapporto Povertà ed esclusione sociale 2025 della Caritas diocesana presentato ieri nell’ambito delle iniziative afferenti al Giubileo degli amministratori e dei volontari Caritas.
“La Caritas non è istituzione altra rispetto alla Chiesa diocesana: è l’espressione della comunità ecclesiale, le mani e il cuore del vescovo”, ha precisato il presule, invitando a superare “forme assistenzialiste che generano dipendenza da pacco alimentare”, perché “non è dando un pacco in più che risolveremo la povertà, ma ascoltando, progettando insieme ed educando al dare e al ricevere”. Richiamando le povertà spirituali, ha parlato delle “solitudini emotive delle nostre famiglie e dei nostri giovani” e della “signoria del consumo che riduce l’uomo a un numero e a un profitto”. Sul fronte della solidarietà, mons. Carbonaro ha sottolineato la raccolta di 53.144 euro per “Un pasto per Gaza”, ricordando le parole del cardinale Pizzaballa: “Sono gesti importanti che aiutano una comunità ferita e umiliata, ma che riconosce la propria dignità”.
Nel presentare il Rapporto, la Caritas diocesana ha ribadito con forza che l’ascolto, la prossimità e la costruzione di comunità non sono soltanto valori ecclesiali, ma veri strumenti di politica sociale, indispensabili per affrontare una povertà che oggi assume forme nuove, più diffuse e sempre più difficili da intercettare. “Le statistiche – ha evidenziato il direttore, Marina Buoncristiano – ci offrono una fotografia importante, ma è nelle storie quotidiane che incontriamo nei nostri centri d’ascolto che si coglie la realtà profonda delle fragilità. Qui emergono i volti, le fatiche e le solitudini di chi non riesce più a sostenere i costi della vita, di chi lavora ma non basta, di chi si sente abbandonato. La nostra responsabilità è non lasciare indietro nessuno, soprattutto chi rischia di diventare invisibile”. Richiamando la situazione demografica – con uno dei tassi di emigrazione giovanile più alti nel Mezzogiorno -5,0 per mille e con il numero di decessi che supera quello delle nascite –, Buoncristiano ha sottolineato che da parte di istituzioni locali e nazionali, mondo economico, Terzo settore e società civile “servono scelte coraggiose e politiche lungimiranti. Non basta tamponare l’emergenza: occorre costruire percorsi strutturali che mettano al centro il lavoro dignitoso, l’accesso al cibo di qualità per una sana ed equilibrata alimentazione, alla casa, alla salute, all’educazione. Serve una visione condivisa e di lungo respiro che non lasci sole le famiglie e non scarichi sulle reti di solidarietà ciò che compete alla responsabilità pubblica”.

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