Diocesi: Caritas Potenza, nel 2024 nei 26 Centri di ascolto incontrate 4.442 persone, +19,7% rispetto al triennio precedente

Nel 2024 i 26 Centri di ascolto Caritas della diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo hanno incontrato 4.442 persone, con un incremento del 19,7% rispetto al triennio precedente. Il 56% di chi chiede aiuto è donna, il 74% italiano. Due persone su tre hanno figli, anche se la presenza di minori a carico diminuisce a causa dell’aumento dell’età media (52 anni). Emergono due profili prevalenti: persone sostenute da anni, con fragilità strutturali, difficili percorsi di reinserimento e scarso bagaglio formativo (il 53% è in possesso della licenzia media inferiore); nuovi poveri con lavori discontinui, instabilità familiare e redditi insufficienti. Inoltre, il 32% delle famiglie sostenute ha un componente che lavora in nero. Un dato in controtendenza riguarda coloro i quali sono in possesso di un diploma: diminuisce, infatti, il numero delle persone che chiede aiuto, dal 29% nel 2023 si è passati al 25% nel 2024. Questi i dati salienti del Rapporto Povertà ed esclusione sociale 2025 della Caritas diocesana presentato ieri nell’ambito delle iniziative afferenti al Giubileo degli amministratori e dei volontari Caritas.
Dal documento emerge che la fascia più colpita resta quella degli over 55 e viene confermato che la povertà non è mai il risultato di un solo fattore; accanto al problema del reddito emergono infatti precarietà lavorativa (32% irregolare, 26% occupazioni intermittenti), reddito insufficiente per l’88% delle famiglie incontrate, fragilità relazionali (conflittualità familiare, separazioni, lutti). Rispetto ad altri contesti nazionali nella diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo non vi è una vera e propria emergenza abitativa (20%); mentre aumenta il numero di persone che rinuncia alle prestazioni sanitarie (37%).
A fronte di queste criticità nel 2024 oltre il 90% degli interventi Caritas ha riguardato aiuti alimentari e sostegni al reddito, mentre il 64% dei sussidi economici ha coperto il pagamento delle utenze domestiche. Più della metà delle famiglie seguite beneficia dell’Assegno di inclusione, ma questo non basta a garantire autonomia e dignità. Il 46% delle famiglie non accede all’Adi a causa della scala di equivalenza dell’Isee, trovandosi in una sorta di limbo: esclusi dalle misure di sostegno, incapaci di far fronte alle spese essenziali. Questo comporta – sottolinea l’Osservatorio diocesano – un rischio reale: rendere cronica la povertà di persone occupate ma intrappolate nel lavoro povero.

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